lunedì 22 gennaio 2001

Testimoni e testimonial: Claudio Bisio

Il comico di Zelig da anni s’impegna nel campo della solidarietà.
E ci riesce con successo nonostante il lavoro non dia tregua:“basta un po’ di inventiva”
Il sociale è anche fantasia
“Cos’è la discriminazione? E’ il non rendersi conto che siamo tutti uguali”


Dici Zelig, pensi a Claudio Bisio. Dici Claudio Bisio, pensi alle sue gag, risate annesse. Teatro, tv, cinema. Attore, cabarettista, presentatore, doppiatore, cantante. Insomma, Claudio Bisio da Novi Ligure (ma milanese d’adozione) è il comico italiano più eclettico in circolazione. La sua pelata luccicante e la sua sana ironia dispensano buon umore dal lontano 1978 quando, senza grosse aspettative, tenta l'esame di ammissione alla scuola civica del Piccolo teatro di Milano. Il giovane Claudio porta un brano tratto da Look back in anger di Osborne e canta al pianoforte Vedrai vedrai di Luigi Tenco. Che succede? Che la commissione viene stregata dalla sua esuberanza. Ammesso. Roba da non crederci, ripete lui ancora oggi. Ci credono e ci hanno sempre creduto eccome i suoi insegnanti. Gente come Franca Nuti, Gianfranco Mauri, Mina Mezzadri, Massimo Castri, Virginio Mazzolo. Gente che se ne intende di talenti in erba. Durante il triennio della scuola Claudio studia Brecht, Pirandello, Feydeau, Shakespeare, Dostojevski. Li studia e diventa Claudio Bisio. Dalla comune del teatro allo schermo piccolo e grande della televisione e delle sale cinematografiche. Il Claudio di Zelig che sketcha con Vanessa Incontrada lo conosciamo tutti. Claudio è questo. Ma non solo. Perché a lui i bambini, non solamente i suoi due figli, piacciono tanto. Troppo da non poter far nulla per loro. Tra le numerosissime iniziative di solidarietà, Claudio Bisio da cinque anni collabora con il CESVI, organizzazione umanitaria che opera in trenta paesi del Terzo Mondo per il sostegno dell'infanzia. Claudio Bisio è anche questo. O soprattutto questo.
Claudio, perché occuparsi del sociale?
Non occuparsi del sociale credo sia impossibile! Noi siamo esseri sociali. Viviamo in una società, siamo immersi nel sociale, ne facciamo parte. Quindi, non occuparsene è paradossale. Vero è che non ho mai fatto un lavoro specifico e, nelle varie fasi di vita, il mio occuparmi del sociale ha assunto modalità diverse. Nei miei anni giovanili (gli anni ’70), ad esempio, il mio intervento nel sociale ha avuto come terreno privilegiato la scuola, ma anche la politica. E’ buffo pensare che a quasi quarant’anni di distanza, mi sono ritrovato ad occuparmi dei problemi della scuola, ma quella dei miei figli…”
Quali risultati hai conseguito con le associazioni di solidarietà a cui hai aderito?
In alcuni casi il riscontro è stato immediato. Ad esempio, ricordo una serata che avevo fatto per l’acquisto di un paio di incubatrici speciali per il reparto di pediatria neo-natale di Varese… Nel giro di poco sono state acquistate. In altri casi, invece, il risultato è più a lungo termine. Ma voglio sempre verificare.
Cosa intendi per “discriminazione”?
Non rendersi conto che siamo davvero tutti uguali e aggrapparsi a dei privilegi che il caso ha voluto donarci.”

Possono i personaggi celebri di qualunque settore fare da traino per incentivare il pubblico ad impegnarsi nella solidarietà?
Credo che i personaggi, in realtà, non servano a “fare da traino”. Il mio volto o la mia adesione può semplicemente contribuire a far sì che un progetto o un’iniziativa riesca ad avere più “appeal” per i media e quindi riuscire a dare risonanza all’iniziativa.”

Lavoro e, nel tempo libero, volontariato: si può, anche ad alti livelli professionali?
Non è facile, ma credo di sì. Basta avere un po’ di fantasia…”
Claudio Bisio da anni spreme la sua fantasia e pur di fare sociale se le inventa tutte.


(articolo pubblicato su Teatri delle Diversità - aprile 08)

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