venerdì 30 luglio 1982

Cresciuti a pane e Hokuto

Beccatevi il primo colpo

Toscani, scatto senza pudore

Un giovane prete e una giovane suora che si baciano. Un neonato attaccato alla madre dal cordone ombelicale. Una vittima della mafia steso sull’asfalto con il sangue che cola. Un giovane morente di Aids con la famiglia al suo capezzale. Per non parlare dell’ultima campagna contro l’anoressia, in cui posa una ragazza nuda che esibisce il suo corpo sventrato dalla malattia. Spesso i suoi scatti hanno toccato lo stomaco più rapidamente di un colpo di pistola. Oliviero Toscani, nato a Milano nel 1942 e figlio di Fedele Toscani (il primo fotoreporter del Corriere della Sera), non è un tipo che si risparmia, né con le parole né tanto meno con le immagini. Dopo gli studi di fotografia al Kunstgewerbe-schule di Zurigo (dal 1961 al 1965), inizia a collaborare con le maggiori testate internazionali di moda (Elle, Vogue, Uomo Vogue, Lei, Donne, GQ, Mademoiselle, Harper's), ma la sua forza creativa prende definitivamente il largo tra le campagne pubblicitarie di Prenatal, Valentino, Esprit e Fiorucci.

Toscani raggiunge l’apice della carriera nel 1992, quando inizia a collaborare con Benetton, portando la politica di comunicazione dell'azienda in aree dove nessuno ha osato prima: famose (e discusse) le sue campagne "institutional" con messaggi dedicati alla pace, la tolleranza e altri problemi sociali. L'ideazione dell'immagine visiva universale Benetton, uno dei suoi lavori più prestigiosi, gli vale numerosi premi, tra cui il Grand Prix d'Affichage e il Grand Prix Unesco. Nel 1989 vince il Leone d'Oro al Festival di Cannes per uno degli spot televisivi da lui diretti. Nel 2003 si occupa della pubblicazione degli ultimi trent’anni di storia per il quotidiano francese Liberatiòn. Quest’anno ha curato l’almanacco del centenario dell’Inter: il presidente Moratti gli ha affidato l’incarico di “cambiare la faccia” alla sua squadra. Per diventare, come se non bastasse, ancora più cinica…

Il negativo del calcio italiano

Intervista a Oliviero Toscani: ecco perché gli inglesi tirano più di noi
Il nostro calcio è troppo burino
“Il nostro sistema è diventato grossolano e antipatico, come la politica. E negli stadi abbiamo tifosi che sembrano animali feroci chiusi in gabbia”

Se lo dice lui, che di vino non solo se ne intende, ma ne produce a litri nella sua villa in Toscana, bisogna fidarsi. Altro che assomigliare al Sassicaia che invecchiando migliora: il pallone italiano è sgonfio, va a rotoli e sa di tappo. "Il nostro sistema calcio è gestito da gente anziana di testa, tremendamente conservatrice". Oliviero Toscani, fotografo senza veli, ammette di non essere un calciofilo. Molto meglio i cavalli (alleva ottanta quarter, mica asinelli). A proposito, tra un pomeriggio allo stadio e uno in sella? "La domenica faccio una cavalcata di minimo sei ore". Come dire, nel giorno del Signore la serie A va a farsi benedire. Però il sabato c’è la Premier "e non me la perdo: quello sì che è vero calcio".
Il pallone inglese sale, il pallone italiano scende. Questione d’immagine?
Vede, il nostro calcio che è diventato fastidioso e maleducato: somiglia alla politica. Gli inglesi sono meno invadenti.
Però neppure i tabloid si tirano indietro.
In Inghilterra c’è molto gossip, è vero. Ma da noi è peggio perché sono i grandi giornali, come Corriere e Repubblica, a rompere le scatole a chiunque. La Gazzetta è molto più seria.
Perché i club inglesi tirano di più?
L’estinzione degli hooligans è stato determinante per il rilancio di un calcio civile. La differenza è che loro risolvono i problemi, noi li rimandiamo.
E il nostro merchandising come va?
Malissimo. Fa schifo, è sciatto, trasandato. Tutto viene banalmente gettato sul mercato. La qualità, dalla magliettina agli scarpini, è bassissima. Eppure società come Inter e Milan potrebbero fare merchandising a livello di Armani o di D&G.
Molti calciatori fanno da testimonial a queste grandi firme.
Ma il trend esibito è sempre così dozzinale e burino.
C’è chi vorrebbe desponsorizzare il logo Lega calcio per utilizzarlo a fini commerciali: a livello di marketing, il nuovo simbolo potrebbe competere con il marchio Premier League o, addirittura, Nba?
Potrebbe diventare potente come l’Nba perché il calcio ha un’estensione mediatica più vasta del basket, ma non c’è ancora apertura mentale da parte dei vertici.
Diritti tv. Oligarchia delle grandi?
Macchè oligarchia, è la giusta legge del mercato tv.
Berlusconi dice: le big investono molto e meritano di disputare un torneo tutto loro.
Ha ragione, ci vuole questa benedetta Superlega.
Sì, ma vada a dirlo alle piccole.
Non siamo ipocriti, il tifoso vuole vedere giocare i campioni, mica i brocchi. L’ideale sarebbe che ogni grande club disponesse di una squadra per ogni Paese: una che giocherà in Italia, una in Europa e un’altra in Sudamerica.
Mi scusi, roba da fantacalcio.
Invece le svelo che è un’idea partorita insieme a Moratti: si potrebbe fare.
Scatti due fotografie, una che riassuma il calcio italiano, l’altra il calcio inglese.
Foto Italia: noi attaccati a una rete come animali in gabbia. Foto Inghilterra: tutti seduti ad applaudire l’avversario.
Quale giocatore sceglie per rappresentare, invece, il meglio del nostro calcio?
Totti no perché è un burino. Del Piero nemmeno perché è un nonno. Prendo Marco Borriello. Uscito da una storia di doping, è diventato il bello del campionato, in tutti i sensi. E’ la metafora della rinascita, spero, del calcio italiano.
Il calciatore-immagine della Premier.
Fabregas dell’Arsenal. Supererà Cristiano Ronaldo e persino Beckham.
Tornando agli affari nostri, come risalire la china?
Si parla tanto di quel dirigente Telecom che ha detto la castroneria su Napoleone, ma noi siamo pieni di manager che producono Waterloo ogni giorno. Finché ci sono questi incompetenti, non si va avanti.



(pubblicato su Lab Iulm Dossier - giugno 08)

giovedì 29 luglio 1982

Svezia: tutto nelle invenzioni di Ibacadabra

Ct: Lars Lagerbäck, 60 anni svedese
Dal 2000 al 2004 stava seduto a braccetto con Tommy Söderberg (unica coppia di allenatori del calcio internazionale), poi quando questi alzò le chiappe dalla panchina, alla guida della Svezia ci rimase solo lui e c’è da dire che non ha sofferto di solitudine: agli Europei di Portogallo raggiunse i quarti, ai Mondiali di Germania gli ottavi. Risultati modesti, ma pur sempre importanti per un ct senza un passato da domenica delle palme. Ora prova a migliorare il suo trend. Seduto da solo.


Piazzamento: secondo posto a 26 punti dietro la Spagna (28)
Partite vinte: 9
Partite pareggiate: 1
Partite perse: 2
Reti fatte: 23
Reti subite: 8
Capocannoniere: Markus Allback, 6 reti
Partecipazioni agli Europei: 4 (la prima nel 1992) Miglior piazzamento agli Europei: semifinale nel 1992
Palmares: -
La stella: Zlatan Ibrahimovic (foto), classe ’81, attaccante dell’Inter, 18 gol in 49 presenze con la Nazionale
Formazione tipo (4-4-2): Isaksson; Alexadersson, Mellberg, Lucic, Edman; Wihelmsson, Linderoth, Ljungberg, Kallstrom, Ibrahimovic, Elmander.

Spagna: Fernando Torres, tocca a te

Ct: Luis Aragonés, 70 anni spagnolo
“Ah, come gioca Raul” il saggio di Hotaleza non lo direbbe mai e poi mai. Peccato. Perché il Del Piero della Spagna piace tanto a noi e tutti gli amanti delle giocate d’autore. Ma tant’è, ognuno starà al proprio posto: il capitano del Real sul divano del suo salotto, Aragones sulla panca in Austria e Svizzera. L’ex allenatore di Betis di Siviglia, Atletico Madrid e Maiorca lascerà le Furie rosse dopo quattro anni. Raul non aspetta altro.


Gruppo di qualificazione: F
Piazzamento: primo posto a 28 punti davanti alla Svezia (26)
Partite vinte: 9
Partite pareggiate: 1
Partite perse: 2
Reti fatte: 23
Reti subite: 8
Capocannoniere: David Villa (foto), 7 reti
Partecipazioni agli Europei: 8 (la prima nel 1964) Miglior piazzamento agli Europei: Campione nel 1964
Palmares: Campione d’Europa 1964
La stella: Fernando Torres, classe ’84, attaccante del Liverpool, 15 gol in 46 presenze con la NazionaleFormazione tipo (4-3-3): Casillas; Sergio Ramos, Marchena, Puyol, Capdevila; Fabregas, Senna, Xavi Hernández; Joaquin, Torres, Villa.

Russia: con il Mago non è mai finita

Ct: Guus Hiddink, 60 anni olandese
Sembra Ancelotti, ma non è lui. Sembra un pacioccone, ma non te la perdona. Soprattutto quando sei straconvinto che i giochi siano chiusi e lui che fa? Te li riapre dal nulla facendoti i giochetti di prestigio sotto le narici (a Eriksson il naso prude ancora). Capito perché l’ex ct di Olanda, Corea del Sud e Australia viene soprannominato il mago?




Gruppo di qualificazione: E
Piazzamento: secondo posto a 24 punti dietro la Croazia (29)
Partite vinte: 7
Partite pareggiate: 3
Partite perse: 2
Reti fatte: 18
Reti subite: 7
Capocannoniere: Aleksandr Kerzhakov, 6 reti
Partecipazioni agli Europei: 3 (la prima nel 1996)
Miglior piazzamento agli Europei: primo turno nel 1996 e nel 2004
Palmares: -
La stella: Dmitri Syčёv (foto), classe ’83, attaccante del Lokomotiv Mosca, 37 gol in 14 presenze con la Nazionale
Formazione tipo (4-4-2): Akinfeev; Anyukov, Ignashevich, V. Berezutski, A. Berezutski; Bilyaletdinov, Semshov, Zyrianov, Zhirkov; Sychev, Pavlyuchenko.

Grecia: scusate, ma i campioni siamo noi

Ct: Otto Rehhagel, 70 anni tedesco
Portate rispetto al ct campione d’Europa e non solo. Anche perché in Germania viene venerato quasi quanto Beckenbauer. Ok, non esageriamo. Certo è che il Werder Brema (dall’82 al ‘96 due scudetti, due Coppe di Germania e una Coppa Coppe) gli spedisce ancora lettere di ringraziamento. L’unico uomo che conta complessivamente come giocatore e allenatore oltre 1000 battaglie in Bundesliga, ha accompagnato sull’Olimpo la Grecia nel 2004 bucando però la qualificazioni ai Mondiali tedeschi. Ha subito rimediato trascinando gli ellenici a questi Europei con un passo che nemmeno Achille piè veloce. Portate rispetto a Re Otto.

Gruppo di qualificazione: C
Piazzamento: primo posto a 31 punti davanti alla Turchia (24)
Partite vinte: 10
Partite pareggiate: 1
Partite perse: 1
Reti fatte: 25
Reti subite: 10
Capocannoniere: Thofanis Gekas, 5 reti
Partecipazioni agli Europei: 3 (la prima nel 1980) Miglior piazzamento agli Europei: Campioni nel 2004
Palmares: Campioni d’Europa 2004
La stella: Angelos Charisteas (foto), classe ’80, attaccante del Norimberga, 18 gol in 63 presenze con la Nazionale
Formazione tipo (4-4-2): Nikopolidis; Seitaridis, Dellas, Kyrgiakos, Torosidis; Karagounis, Basinas, Katsouranis; Amanatidis; Gekas, Charisteas.

domenica 25 luglio 1982

Collezionatore di metalli preziosi

Filippo Magnini (1,88 cm per 79 kg) nasce a Pesaro il 2 febbraio 1982. La sua specialità è lo stile libero. Il primo oro iridato nei 100 sl nella storia del nuoto italiano porta la sua firma: lo conquista a Montreal 2005 con un formidabile 48”12, seconda miglior perfomance di tutti i tempi, a soli 0”28 dal record di Pieter van den Hoogenband. Nel 2007 a Melbourne centra un altro oro, vincendo ex-aequo con Brent Hayden. E’ attualmente in forza alla Larus Nuoto, allenato da Claudio Rossetto. Nel suo ricco palmares, ecco i titoli più importanti: bronzo olimpico nella staffetta 4x200 sl ad Atene 2004, oro mondiale nei 100 sl a Montreal 2005, oro mondiale nei 100 sl a Melbourne 2007, argento mondiale nella staffetta 4x100 sl a Melbourne 2007. Ai recenti Europei di Eindovehn ha vinto l'oro nel 4x200 sl.

sabato 24 luglio 1982

Con le pinne, fucile ed occhiali

Filippo Magnini
SQUALO MAGNO
Ha appena sfiorato il trionfo agli Europei. Sogna di rifarsi in Cina. Il nuotatore azzurro ha ancora molta fame di avversari

Steven Spielberg si prepari a girare un nuovo capitolo de Lo Squalo, che andrà in onda ad agosto nelle vasche di Pechino. I pesciolini lenti inizino a scappare, perché lo Squalo Magno se li divora cospargendoli di maionese, il suo cibo numero uno a pari merito con gli avversari. Peccati di gola del campione mondiale nei 100 stile libero. Filippo Magnini, orgoglio pesarese e manco a dirlo segno Acquario, punta la pinna verso la Cina, dove vuole centrare il suo primo oro olimpico (dopo i trionfi iridati di Montreal 2005 e Melbourne 2007 e l’ultimo sigillo europeo a Eindovehn) e diventare l’uomo anfibio più titolato nella storia del nuoto. Capello corto con sprazzi biondi, faccia da discolo, sorriso contagioso e soprattutto due spalle così. Ma Super Pippo, quando era bambino, super di fisico non lo era affatto.

Avresti voluto fare il calciatore, ma eri mingherlino. Così tua mamma ti butta in piscina per mettere su massa e pratichi sia calcio che nuoto. Poi la scelta: abbandoni pallone e scarpette e t'infili cuffia e occhialini. Perché?
Mia mamma era stufa di dovermi lavare ogni volta i vestiti infangati. La mia prima partita ufficiale venne sospesa a causa di un fortissimo acquazzone. Il campo era impraticabile, sembrava una piscina. Un segno del destino. Non mi fanno giocare neanche oggi? Ok‚ dissi‚ allora basta col calcio. E il giorno dopo decisi di fare solo nuoto.
A 18 anni la rana si trasforma in uno squalo: perché sei passato allo stile libero?
Fu la chiave di volta della mia carriera. A rana vinsi tante medaglie e partecipai anche agli Europei. Ma durante il mese trascorso in Nazionale mi allenavo in modo diverso, perdendo tutta la rana. Nel frattempo crescevo di stazza e di statura. Gli assetti della mia nuotata erano cambiati, tanto che agli Europei giovanili andai male a rana. Poi un giorno fui convocato casualmente come riserva in una staffetta di stile libero. Sembrava un azzardo, invece andai più forte di tutti. Nacque così la mia passione per lo stile.
Hai solo 26 anni eppure la tua è una carriera da veterano. Hai mai vissuto momenti di maremoto? Chi ti è stato più vicino?
Devo ammettere che a sedici anni mi ero stancato del nuoto: troppi sacrifici. Inoltre a scuola nessuno lo praticava. Avrei smesso subito, se solo mia madre non mi avesse suggerito di disputare almeno gli ultimi due campionati italiani. Io li vinsi (100 e 200 rana) e da lì si riaccese la fiamma. Dico quindi grazie alla mia mamma, che mi ha sempre incoraggiato.
E ora hai una vastissima collezione di metalli preziosi. Qual è la medaglia a cui sei più affezionato?
Due: gli ori ai Mondiali di Montreal e di Melbourne. Ora aspetto Pechino. Ma senza ansia, perché le Olimpiadi devono essere un momento di gioia, non un’ossessione.
L’invincibile Re Magno avrà pur qualche punto debole…
Sì ce li ha, ma mica li svela…
Allora il tuo miglior pregio.
Il mio pregio, che può essere (lo ammetto) anche un difetto, è la testa, che incide molto sulle mie prestazioni. Quando sono felice e rilassato rendo al cento per cento. Se invece stacco la spina, non riesco a rimettermi in carreggiata. La mia forza mentale è anche il mio pericolo. Ma io sono un atleta professionista e come tale non posso sperare che capiti sempre la giornata giusta al momento giusto: sono perfettamente in grado di portare la testa al punto giusto.
Probabilmente le vostre madri si sono passate parola. La parola “campioni”. Perché la tua Pesaro è anche culla di Massimo Ambrosini e Valentino Rossi. Cosa mutueresti da loro?
Il portafoglio! Scherzi a parte, da appassionato di moto penso che se Vale mi prestasse qualche cavallo della sua mi farebbe comodo. Massimo ha le gambe più allenate delle mie e a livello aerobico è differente da noi nuotatori che siamo immersi in un liquido. Ecco, da Ambro prendo gambe e fiato.
Sei testimonial di un’importante firma della moda: è più facile sfilare in passerella o a bordo vasca?
In passerella posso sbagliare e non mi dice niente nessuno, mentre in vasca se sbaglio di un decimo mando tutto all’aria. La prima volta che ho sfilato avevo il cuore a mille, ancora più che in una gara, perché per me era una cosa inedita. Comunque camminare con pelliccione, camicia e costume è stato proprio divertente.
La cosa più trasgressiva che hai fatto nella tua vita.
Se faccio qualcosa è perché ho voglia di farlo e non lo ritengo un gesto pazzo. Buttarsi con l’elastico da un ponte come feci in America con tre miei compagni di Nazionale può essere considerata una pazzia? Forse no, ormai lo fanno tutti. La mia vita ha ritmi molto alti, ma io riesco a conservare sempre la tranquillità interiore.
Tutti noi abbiamo raccontato almeno una bugia. La tua più clamorosa?
Penso sia meglio dire una bugia a fin di bene che una verità che fa male. Ma di bugie cattive non ne ho mai dette.
Da un peccato all’altro. Passiamo a quelli di gola.
Mi piace mangiare, tanto e tutto. Non sono goloso di dolci, anche se durante il mio recente soggiorno a Miami i tiramisù volavano… Pasta, carne, pizza sono i miei piatti preferiti. Ma il mio vero peccato di gola è la maionese: la metterei ovunque.
Goloso di maionese, goloso di donne. Come va ora la tua vita sentimentale?
Scusa, quando esce questa intervista (ride)? Girando per il mondo, mi sono divertito molto… Ma adesso sono felicemente fidanzato con una ragazza meravigliosa.
E in lei hai trovato quello che cercavi?
Sì‚ la complicità e la tranquillità. Se devo stare a presso alla vip che mi fa impazzire perché se la spassa in discoteca mentre io sono ad allenarmi, farei un po’ di fatica a concentrarmi. La mia ragazza è tranquilla, di Pesaro, ci conosciamo da cinque anni. Ballava la notte, quindi non era proprio tutta casa e chiesa: ci siamo conosciuti proprio in discoteca, per dirti. Pero ora mi dà la tranquillità che cercavo. E forse sta più in tensione lei per me, sempre in trasferta, che io per lei. Ma c’è complicità. E questo rende bellissimo il nostro rapporto.
Sempre a proposito di amore. Tra i due litiganti il terzo non gode affatto. Ultima giornata degli Europei in Ungheria. A bordo vasca la Manaudou s’imbazzarisce con il suo Luca Marin e gli lancia l’anello di fidanzamento, che invece arriva addosso a te. Non è certo come ricevere il classico mazzo di fiori lanciato dalla sposa…
Se mi chiedi perché gli amori annegano nella vasca ti rispondo che forse stando tutto il giorno stretti in un rettangolo d’acqua alla fine ci si stufa... Meglio guardare fuori. Quel giorno mi sono visto arrivare una cosa dal nulla e sono stato colpito alla spalla. Luca non se ne era nemmeno accorto. Poi ci siamo messi a ridere: vieni lasciato e ti tirano pure l’anello! Solitamente è la donna mollata a lanciare l’anello, non la donna che ti molla!
La Cina è vicina. Tu porterai là il tricolore: sei stato scelto come portabandiera. E a noi quale souvenir porterai da Pechino?
Una cosa da portare al collo… Dai, non giriamoci attorno‚ tutti sanno che voglio tornare con la medaglia d’oro.
Allora non sei per niente scaramantico…
No. A me basta riuscire a vedere i miei genitori in tribuna prima di tuffarmi e sono a posto. Sono loro i miei amuleti, i miei primi tifosi.
Dicevi di essere tranquillo dentro. Cosa fai per rilassarti?
Mi metto sul divano e mi guardo un bel film.
Il tuo preferito?
Man in Black.
E' vero che il tuo sogno nel cassetto è fare un film a Hollywood?
E chi non lo farebbe!
Will Smith è avvisato. Mentre Steven Spielberg già lo attende per girare un nuovo episodio de Lo Squalo sulle acque cinesi. Buona visione.


(pubblicato su Maxim - maggio 08)

venerdì 23 luglio 1982

Turismo a gonfie vele

Tutti sulla stessa barca
A Luino, sulla sponda del Lago Maggiore, la vacanza è davvero speciale

Che si balla, statene certi. Perché ondeggiare in barca a vela con il vento che soffia è come scatenarsi in discoteca con il dj che suona. E se fate un salto a Luino scoprirete che ballare fra le onde del Lago Maggiore è pure un affare: quaranta euro, senza selezione all’ingresso. E tutti in pista. Scusate, tutti a bordo. Noleggiare fra amici una barca a vela e sentirsi skipper per un giorno è un modo diverso, più intenso, di vivere il turismo lacustre. Perché andare in vacanza non vuol dire solo mare o montagna. Parola di uno che nelle acque aperte fa il sub, in alta quota il maestro di sci e nella vita l’imprenditore. E che ha un chiodo fisso: alimentare il turismo di Luino che sorge sulla “sponda magra” del Lago Maggiore, così soprannominata per colpa di un certo pessimismo di marketing diffuso in questa zona costiera. Poi arriva lui, Marco Franzetti, giovane rampante di 36 anni, e vedi come l’attività turistica luinese inizia a mettere su chili: da un anno Marco è amministratore del Tour Operator Ariaperta e dell’Hotel Luino Resort & Spa che sorgerà nel nuovo centro residenziale Vista Lago.

Ma la dieta ingrassante non finisce qui. Perché Marco ha un altro chiodo fisso: la vela. Una passione troppo forte per poter essere esclusa da una competizione storica e prestigiosa come la Supercoppa Lago Maggiore. Le tappe (meglio “act”, per dirla in stile Coppa America) sono sette più la finale. Marco Franzetti ha pensato bene di inventarsi il suo act e di inserirlo nel circuito. Così, domenica 1 e lunedì 2 giugno, tutti a Luino per il primo trofeo Ariaperta, organizzato con la partnership dell’AVAV (Associazione Velica Alto Verbano) che dal 1938 vanta tra i suoi iscritti gente mica da ridere. Facciamo un nome a caso? Flavio Favoni, il timoniere di Mascalzone Latino. Basta per rendere l’idea di una concorrenza che si prevede spietata? E se il vento in poppa fa comodo a tutti, la vittoria però bisogna andarsela a prendere. Sempre. Ne sa qualcosa Marco.

Chi è Marco Franzetti?
Un giovane imprenditore immobiliare che si è messo in testa di voler sviluppare il turismo nel paesino in cui è nato.
Un’impresa, letteralmente…
E’ una sfida: affitto, vendo pacchetti, costruisco l’albergo, con l’intento di costruire anche seconde case.
Come si fa a trascinare i turisti al lago?
Ho creato un tour operator sportivo perché il lago non ha le spiagge di Rimini, quindi bisogna unire il relax che offre il lago con i due sport che si possono praticare sul lago: vela e sci d’acqua in primis, ma anche windsurf.
Quest’anno hai fatto di più.
Già. Per produrre turismo bisogna creare eventi che attirino la gente: per esempio a San Remo, se non ci fosse il Festival, in febbraio gli alberghi rimarrebbero chiusi. Così, in collaborazione con l’Avav, ho organizzato la regata Ariaperta, alla quale parteciperò con il team che prende lo stesso nome del trofeo. E come evento collaterale, ci sarà una gara di wakeboard, curata dalla Federazione Italiana Sci Nautico.
Giochi in casa, non puoi fallire.
Soprattutto quest’anno che gareggeremo con il nuovissimo Keeler 28, una barca a vela con chiglia vasculante. E’ difficile da governare, ma fa delle velocità quasi da gommone: noi abbiamo raggiunto addirittura quindici nodi.
Baratteresti la sconfitta a Luino con la conquista della Supercoppa?
Certo! Ciò che conta è la vittoria finale. Se poi le vinciamo tutte e due meglio ancora.
Avremmo detto il contrario...
Ma vedi, il vero obiettivo della regata è portare più barche possibili per dar vita ad un evento da non perdere, sul modello Cento miglia. Pensa che sul Lago di Ginevra si riuniscono più di quattrocento barche!
Più barche più business?
Ovvio. E sarà il turismo luinese a trarne beneficio.
Mi sembra che per la tua Luino provi grandissima passione civile: un incarico amministrativo non ti interesserebbe?
Qui c’è già troppa politica. E io sono troppo poco politico.
Nemmeno se ti offrissero un posto come assessore al turismo?
Ah beh, quello lo accetterei al volo.



QUI IL WEEKEND SI PASSA A BORDO E NON SOLO NAVIGANDO
Noleggiare una barca vela (che se divisa in un gruppo di otto amici costa quanto andare in discoteca) è il modo migliore per scoprire il lago dal lago, dove vedi cose che dalla macchina non vedresti mai. Inoltre la vela è uno sport molto praticato in questa zona del Lago Maggiore, poiché all’altezza di Luino il canale si stringe e il vento non manca mai. Insomma, è un bel investimento turistico. Con un’opportunità in più: fare la tua piccola casa-albergo. Vieni venerdì, sabato esci in barca, dormi in barca, mangi in barca. Proprio come se fossi in un hotel galleggiante.

(pubblicato su Maxim - maggio 08)