martedì 29 aprile 2008

L'abito se lo fa il monaco

Il sostenibile va di moda
Destinazione Via Montenapoleone. Anzi no. Meglio di no. Senza dover mettere da parte tre mesi di stipendio, la moda te la fai anche andando dal tuo meccanico o dal fabbro dietro casa. Come? Ecco le istruzioni per il ri-uso. Firmato Critichal Fashion

Servizio (visibile anche su tgcom e clipreporter) realizzato con Claudia Bidasio



domenica 27 aprile 2008

35^ di campionato: Livorno-Milan 1-4 Inzaghi, Inzaghi, Inzaghi, Seedorf, Knezevic

Pippo c'è e batte tre colpi Champions
Basta, da qui alla fine non lo ferma più nessuno. Tripletta liquida Livorno, ottavo gol in quattro partite. Quanto ci piace questo Inzaghi che puntualmente torna Superpippo dopo un lungo infortunio. E ci piace anche questo Milan che in Toscana doveva vincere per forza e che invece ha stravinto per piacere. Anche perchè cinquanta chilometri più in entroterra Gastaldello costringeva Frey a piegare la schiena per raccogliere quel pallone che riapre il discorsone Champions, chiuso solo per la Juventus. A proposito, si parla tanto di Del Piero agli Europei. Visto che ci sei, caro Donadoni, facci un pensierino pure su Inzaghi.

sabato 26 aprile 2008

Chelsea-Manchester, tempi supplementari

Durante questo succoso weekend di calcio europeo (in cui i principali campionati hanno cominciato a intravedere il volto dei loro padroni), dall’Inghilterra, nello specifico da Stamford Bridge, ci sono giunte ben tre voci. La prima è che un certo Andriy Shevchenko (guardate che esiste ancora) si sia travestito da terzinaccio e abbia tenuto alzata le serranda della Premier spazzando senza troppi convenevoli sulla linea un pallone, quello smorzato da Fletcher in un’orgia di ginocchia e polpacci, destinato a consegnare ai Red Devils il diciasettesimo titolo nazionale. Bravo Sheva, c’è gloria anche per te, aspettando di tornare al Milan che ti piace ancora e tanto.

La seconda è che Rio Ferdinand, prima di andare sotto la doccia, abbia scaricato tutta la sua ira post-sconfitta scegliendo il deretano di una steward donna come destinazione del suo calcione mancino. Voleva darlo al muro, dice lui, ma si sarebbe fatto male. Rimedierà con un mazzo di fiori. A questo punto speriamo che abbia almeno la delicatezza di non lanciarglieli addosso. Intanto rischia di vedersi sfilare dal bicipite la fascia di capitano. La terza voce è che i signori Evra, Neville, Scholes, Pique e O’Shea, tutti lista Ferguson, abbiano invitato alcuni membri dello staff del Chelsea a giocare i tempi supplementari. Senza arbitro, senza guardalinee, ma con i nervi a fior di pelle. E rissa sia. Dal calcio ai calci, dai calci ai malrovesci. Pare che l’incontro di full contact, non inserito in agenda, sia iniziato quando uno degli steward (ma che c’avevano oggi? la nuvoletta di Fantozzi sulla testa?) avrebbe chiesto in modo non proprio garbato ai giocatori ospiti di smammare in un’altra zona del campo. Apriti cielo.

Poichè dalla mamma ha imparato l'educazione, Evra ha pensato bene di impartire la lezioncina di bon ton all’addetto della manutenzione rifilandogli un cazzotto che nemmeno il Tyson sceso dal letto col piede sbagliato. Vabbè, il resto della zuffa da saloon lo potete immaginare anche voi: il terzino del Manchester che viene trattenuto a stento dai suoi compagni, lo steward idem dai suoi colleghi. E poi tra i due club coinvolti la solita gara del “ha iniziato prima lui”. Scatteranno multe e squalifiche, come da copione. E meno male che il campionato inglese è più bello e civile del nostro. Di sicuro, con Chelsea e Manchester appaiate in cima a due giornate dalla fine, è nettamente più aperto. Anche perchè le partite di Premier non finiscono mica al novantesimo.

(articolo pubblicato su www.lab.iulm.it)

venerdì 25 aprile 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 16

INTO THE NIGHT (ONDINA)
Settembre 1996. In pochi se la ricordano. Eppure Ondina, la vulcanica biondina con l'energia dentro, ha il merito di aver chiuso in bellezza l'era della dance dal bpm impazzito, nonchè la dance firmata Corona, Da Blitz, La Bouche, eccetera eccetera. Ma sempre e rigorosamente primi anni novanta. Era l'epoca del ritmo incalzante, diciamo pure forsennato, e della cassa martellante che facevano da piattaforma ad un cantato orecchiabilissimo. Con Into the night Ondina strapazzò le piste italiane. Peccato che lo strapazzo sia durato poco.

Cassa pulsante, rif isterico. Ritornello canterino. Voto 8

lunedì 21 aprile 2008

In tedesco si dice Luca "Tori"

A furia di metterla nel sacco gli si sarà slogato il polso destro: in 41 gare si è portato la mano all'orecchio 35 volte. Le ultime due sabato scorso a Berlino. E che importa se in palio stavolta non c'è la Coppa del Mondo ma quella più modesta di Germania, anche perchè ai crucchi questo trofeo fa venir sete quanto un boccale di birra. Mica come noi che della coppetta Italia ce ne frega quanto Sansovino 0 Poggibonsi 1 (con tutto il rispetto). E siccome è da alcuni giorni che se non ne fa due non è contento, tanto vale soddisfare il proprio capriccio anche nella finale dell'Olymipiastadion contro il Borussia Dortmund: 2-1 per il Bayern Monaco (che alza il suo secondo trofeo stagionale dopo la Coppa di Lega, con Bundesliga in tasca e Uefa alla portata) e quarta doppietta in dieci partite per il capocannoniere Luca Toni.

Il colmo è che al pronti via Hitzfeld lo fece accomodare in panchina (forma fisica così così) mentre i suoi nuovi compagni se la cavarono egregiamente contro l’Hansa Rostock anche senza di lui. Già, anche senza di lui. Perché ad inizio stagione qualche gufo sghignazzante considerava Toni assolutamente inutile alla causa del Bayern: con Ribery, Klose e Podolsky là davanti e senza la Champions da giocare, lo spilungone è roba in più nel frigo che va a male. Ma passati i dolori alla coscia, Luca Toni smette di fare la statua greca sulla panca e ricomincia con le abitudini viola. Solo che se a Firenze era Luca "Toni e fulmini", in Baviera è Luca "Tori", da "tor" che in tedesco significa proprio quella cosa lì, il chiodo fisso di ogni attaccante. Ma che avete capito, tor significa gol. E se non lo avete sentito pronunciare bene, portatevi la mano all'orecchio come fa Luca Tori.

(articolo pubblicato su www.lab.iulm.it)

domenica 20 aprile 2008

34^ di campionato: Milan-Reggina 5-1 Kakà (r), Kakà (r), Barreto, Kakà, Inzaghi, Pato

Ancelotti ne voleva cinque? Accontentato
La linea da seguire l'aveva tracciata: Ancelotti ne voleva cinque? Eccolo accontentato: questa è solo la prima delle cinque vittorie che Carletto vuole da qui fino al giù il sipario, ma intanto si goda le cinque papine rifilate alla Reggina. Anche perchè quando Kakà fa il Pallone d'oro il Milan non può non mettere la quinta e nemmeno permettersi la quinta posizione. I viola corrono, i rossoneri ogni tanto. Contro gli aramanto hanno corso più o meno tutti. Pure Seedorf correva, più forte dei fischi, che almeno oggi si sono trasformati in applausi dopo alcune giocate degne della sua fama. Vabbè, poi c'è (te pareva) Inzaghi, che ha sempre fame di gol (il quinto in tre gare) ed è magro come un chiodo. Se fosse per lui rincorrerebbe il pallone anche oltre la linea. Lui sì che si mantiene in linea Champions.

venerdì 18 aprile 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 15

COSA RESTERA' (EIFFEL 65)
Maggio 2002. Acqua azzurra acqua chiara, Nel blu dipinto di blu, Centro di gravità permanente, Albachiara. I classici della leggera italiana. Li hanno presi, mescolati e fatto su un bel minestrone. Con Cosa resterà gli Eiffel 65 si sono aggiudicati l'estate commerciale 2002. Una ri-trovata anni '80 che è piaciuta proprio a tutti, anche a chi inizialmente si era tappato le orecchie ascoltando una "tamarrata" di tali dimensioni. Però l'alternanza strofa in italiano / ritornello in inglese, se come scoperta non è nuova, è certamente un tocco di originalità che arriva provvidenziale in un periodo dove le idee commerciali cominciano a scarseggiare. Un ottimo minestrone riscaldato.
Canterina, ma non solo. C'è tanta cassa e un basso molto rimbalzante. Voto 9.5

martedì 15 aprile 2008

Testimoni e testimonial: Filippo Magnini

ll 26enne campione mondiale di nuoto, prossimo alle Olimpiadi di Pechino,
parla del suo costante apporto all’Associazione Italiana contro le leucemie
Un tuffo nella solidarietà
“Una cosa è prestare il proprio volto, un’altra è partecipare attivamente”

I pesciolini lenti lui se li mangia cospargendoli di maionese, il suo cibo numero uno a pari merito con gli avversari. Peccati di gola del campione mondiale nei 100 stile libero. Classe ’82 e, manco a dirlo, segno Acquario. Filippo Magnini, detto “lo Squalo”, punta la pinna verso la Cina, dove ad agosto vuole centrare il suo primo oro olimpico (dopo i trionfi iridati di Montreal 2005 e Melbourne 2007) e diventare l’uomo anfibio più titolato nella storia del nuoto. Faccia da discolo, sorriso contagioso e soprattutto due spalle così. E pensare che da piccolo sua mamma lo buttò in piscina proprio perché era mingherlino e doveva mettere su massa. Prima stile rana, poi, a sedici anni, stile libero. Come una fiaba: il ranocchio si trasforma in uno squalo-principe. Anzi, re. Ha così inizio la leggenda del Re Magno, primo nuotatore italiano a portare a casa un oro mondiale. Uno squalo feroce nella vasca, ma che fuori mostra tutto il suo cuore tenero e sensibile ai problemi sociali...


(articolo pubblicato su Teatri delle Diversità - aprile 08)

lunedì 14 aprile 2008

Muslera, porte aperte a tutti

Finché c’è Muslera c’è speranza. Anche per un Siena che fino a due minuti dal triplice fischio ce l’aveva messa tutta per fare la sua peggiore partita della stagione. Se fossimo stati in un fumetto, dalle teste degli uomini di Beretta sarebbero spuntate le tre zeta: eccetto il tentativo di Frick dalla distanza nel primo tempo, per il resto è notte fonda. E’ pieno giorno invece per la Lazio, che amministra senza patemi. Addirittura splende il sole su Mutarelli, che prima della merenda porta in vantaggio i suoi con il tiro della vita. Insomma, pomeriggio di vento in poppa per Delio Rossi. E ben vengano gli sbadigli in una gara che sembra più noiosa dei consigli per gli acquisti. Sembra. Perché gli acquisti non sempre vanno in porto e succede che in porta Lotito ci deve mandare in fretta e furia Muslera. Succedeva l’estate scorsa perché Carrizo, prima scelta tra i pali, ha un po’ di sangue svizzero che gli scorre nelle vene. Ergo sarebbe stato un extracomunitario di troppo, ergo adiòs Carrizo.

Così dal Nacional Montevideo arriva il portierino col biberon (21 anni poco più) e con la raccomandazione di Fonseca (sedotto dalle sue imprese in Coppa Libertadores). Se poi per questo giovane si erano messi in fila Inter, Juve, Arsenal e Benefica, allora ti viene da pensare che hai davvero preso il futuro numero uno dei numero uno. Come no. All'andata il Milan gli citofonò cinque volte. E ieri? E ieri Muslera svegliava di soprassalto l'Olimpico assopito suggerendo a Loria di tentare dal limite, perchè se il miracolo non gli fosse riuscito ci avrebbe pensato lui a farlo riuscire. Detto fatto. Il pallone calciato dal difensore senese al 43' non farebbe del male a una mosca se solo Muslera, tuffandosi di pancia come fanno i bambini che non sanno tuffarsi di testa, non se lo facesse transitare sotto le braccia. Morale: 1-1 e regalone a Beretta che ormai non ci sperava più. Uomo di poca fede: finchè c’è Muslera…

(articolo pubblicato su www.lab.iulm.it)

domenica 13 aprile 2008

33^ di campionato: Juventus-Milan 3-2 Del Piero, Inzaghi, Inzaghi, Salihamidzic, Salihamidzic

Decide Brazzo e Inzaghi è un'illusione
Ci pensa Brazzo a disilludere un Milan aggrappato ai redivivi Kakà e Inzaghi. L'età media rossonera, però, è quella che è, 32, e si sa che i vecchi sono saggi ma spesso un po' ammaccati. Se poi in difesa (orfana di Nesta e Kaladze) rientra d'urgenza Simic che non gioca dal paleolitico (e si vede da come si lascia fare la pernacchia da Del Piero), capisci che il ritmo delle grandi sfide il Milan non lo tiene più. Pippo regala il sogno olimpico con la seconda doppietta consecutiva, Bonera sveglia i suoi scegliendo lo stinco di Sissoko come souvenir da Torino, doppio Salihamidzic chiude il conto scippando di fatto al Milan l'ultimo posto Champions disponbile. Qualcuno, prima o poi, ci doveva pensare a pigliarlo.

venerdì 11 aprile 2008

Testimoni e testimonial: Claudio Bisio

Il comico di Zelig da anni s’impegna nel campo della solidarietà.
E ci riesce con successo nonostante il lavoro non dia tregua:“basta un po’ di inventiva”
Il sociale è anche fantasia
“Cos’è la discriminazione? E’ il non rendersi conto che siamo tutti uguali”


Dici Zelig, pensi a Claudio Bisio. Dici Claudio Bisio, pensi alle sue gag, risate annesse. Teatro, tv, cinema. Attore, cabarettista, presentatore, doppiatore, cantante. Insomma, Claudio Bisio da Novi Ligure (ma milanese d’adozione) è il comico italiano più eclettico in circolazione. La sua pelata luccicante e la sua sana ironia dispensano buon umore dal lontano 1978 quando, senza grosse aspettative, tenta l'esame di ammissione alla scuola civica del Piccolo teatro di Milano. Il giovane Claudio porta un brano tratto da Look back in anger di Osborne e canta al pianoforte Vedrai vedrai di Luigi Tenco. Che succede? Che la commissione viene stregata dalla sua esuberanza. Ammesso. Roba da non crederci, ripete lui ancora oggi. Ci credono e ci hanno sempre creduto eccome i suoi insegnanti. Gente come Franca Nuti, Gianfranco Mauri, Mina Mezzadri, Massimo Castri, Virginio Mazzolo. Gente che se ne intende di talenti in erba. Durante il triennio della scuola Claudio studia Brecht, Pirandello, Feydeau, Shakespeare, Dostojevski. Li studia e diventa Claudio Bisio. Dalla comune del teatro allo schermo piccolo e grande della televisione e delle sale cinematografiche. Il Claudio di Zelig che sketcha con Vanessa Incontrada lo conosciamo tutti. Claudio è questo. Ma non solo...

(articolo pubblicato su Teatri delle Diversità - aprile 08)

giovedì 10 aprile 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 14

BLA BLA BLA (GIGI D'AGOSTINO)
Febbraio 1998. Vabbè, lui non ha nemmeno bisogno di presentazioni. Luigi Celestino Di Agostino, alias Gigi D’Agostino, abbreviato GG DAG: scagli la prima pietra chi, pur allergico alla dance, non ne hai mai sentito parlare. I titoli dei suoi brani sono così famosi che te li ritrovi persino nelle enciclopedie universali. Di origini salernitane, ma tutti lo danno per torinese. Perché dopo la Fiat c’è solo l’Ultimo Impero, la discoteca di cui Gigi è dj resident dal '98. Il "poeta della dance" di poesie ne ha scritte tantissime. Per questa settimana abbiamo scelto la più incomprensibile: Bla Bla Bla. Sì, proprio quella che fa “a-pen-ten-quare-rem-pen-ten” . Insomma, quella che si canta così e basta, senza capirci un accidenti (a distanza di un decennio in alcuni forum online ancora si discute sulle parole esatte, mission impossible), ma che spacca di brutto perché il ritornello ti costringe a tenere il braccio alzato verso la mirror ball. Roba tamarra.

Basso violento, cassa ancora più violenta. E ritmo meccanico, da panico. Voto 9

mercoledì 9 aprile 2008

Diamo i numeri / MARZO 08

Morti bianche
Italia prima in Europa

Abbiamo avuto non poche difficoltà a scrivere questo pezzo. Perché ogni volta che lo stavamo per chiudere, siamo stati costretti a riaprirlo. Poi a chiuderlo, e poi ancora riaprirlo. Perché le morti bianche degli ultimi mesi non sono cose che succedono, ma cose che si succedono. Senza nemmeno darci il tempo di fare il macabro calcolo: i sette operai arsi nel rogo della fabbrica torinese ThyssenKrupp; i cinque soffocati all’interno di un’autocisterna di zolfo a Molfetta; il giovane precipitato da una nave a circa venti metri di altezza nel porto di Genova; ancora nel torinese, l’uomo colpito allo stomaco da un pistone spuntato improvvisamente dalla pressa; infine, l’operaio travolto sui binari da un treno in un cantiere milanese. Noi scriviamo infine, con la speranza che sia davvero la fine di un conteggio che somiglia ad un bollettino di guerra. Tra i tanti possibili, l’Italia non poteva agguantare primato più tragico, il primato dei decessi sul lavoro: nel nostro paese il numero delle morti bianche, seppure in calo rispetto agli anni scorsi, è diminuito meno che nel resto d'Europa.

Tra il 1995 e il 2004 da noi il calo registrato è stato pari al 25,49%, mentre nella media europea la flessione è stata pari al 29,41. La riduzione è più accentuata in Germania, dove il numero di vittime si è quasi dimezzato (-48,3%), e in Spagna dove si è registrato un decremento del 33,64 per cento. I risultati sono stati resi noti dall'Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) al Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nella relazione si sottolinea anche come si intervenga quasi sempre a cose fatte e raramente a livello di prevenzione. Nelle cifre ufficiali non sono compresi gli incidenti che non vengono denunciati da chi lavora in nero: secondo l'Inail (Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), si verificherebbero almeno 200mila casi. Possono preparare tutti i pacchetti-sicurezza che vogliono, ma se si continua ad investire così poco sulle attività di prevenzione e di controllo saremo costretti ad aggiornare questo articolo all’infinito.
(articolo pubblicato su Teatri delle Diversità - aprile 08)

martedì 8 aprile 2008

La solidarietà non ha colore

Il cantante colombiano, autore della contestata La camisa negra, s’impegna nella lotta contro le mine antiuomo
Juanes si sbottona la camisa
e dà ritmo al sociale
Adora lo sport, in particolare il calcio “che sa unire la gente”


Mannaggia a quel titolo un po’ così. A quella “camicia nera” che gli ha procurato la fama di fascistone. Vabbè, diciamocela tutta: con la malizia politica che c’è in giro, se le è proprio andata a cercare. Ma va sempre in questa maniera quando hai la coscienza a posto e sei incosciente a ciò che vai incontro. Juan Estebán Aristizábal Vásquez, per farla breve Juanes, ha incontrato il successo due anni fa a Lipsia durante la cerimonia dei Mondiali tedeschi di calcio, accompagnando a colpi di mandolino la sua hit La camisa negra. Abbiamo capito bene, “camisa negra”? Sì, avete capito benissimo. Tradotto, camicia nera. Anche se non serve una laurea in lingue per capirlo. E nemmeno quella in storia per avere certi sospetti. Infatti, puntualmente, piovono critiche. Già esultavano alcuni nostalgici, illusi di aver finalmente trovato un’ode al regime riadattata ai giorni nostri. Gioia che dura poco...
(clicca qui per leggere l'intero articolo)
CV di Juanes

domenica 6 aprile 2008

Simona Gioli, mamma mia che vittoria!

Due anni fa, mentre le sue compagne conquistavano quella vera a Cannes, lei vinceva la sua Champions in sala parto: con tutto il rispetto per una delle più grandi gioie sportive, vuoi mettere l’emozione per la nascita del proprio figlio? Però, diciamocelo: il destino, spesso infatuato delle coincidenze, ha deciso che Gabriele venisse al mondo proprio quando l’Europa del volley s'inchinava a Colussi Perugia, che in finale batteva senza patemi i padroni di casa di RC Cannes. “Pazienza” avrà sussurrato all'orecchio del suo pargolo stretto fra le braccia Simona Gioli, lei che fra le braccia la coppa continentale non l'aveva mai stretta. Pazienza che viene premiata due anni più tardi: a Murcia l’Odintsovo di Sokolova e Zhukova (due vecchie conoscenze del campionato italiano) nulla può di fronte ad un Perugia praticamente perfetto e trascinato da una Simona Gioli che, senza pancione, attacca a mitraglia le russe con una percentuale otre l’80. Non a caso la chiamano Terminator. Capito la mammina? Eliminate in due derby crudeli Jesi prima e Novara poi, ecco accomodarsi nella bacheca perugina la seconda Champions League (che l'Italia ha alzato 12 volte, le ultime quattro consecutive). Dopo le partenze a catena di Barbolini, Fofao, Zetova e Walewska, in pochi avrebbero scommesso anche solo un euro su una stagione così prospera (da non dimenticare la Supercoppa vinta ad ottobre). E invece. E invece mai scordarsi di mamme tutta grinta e biberon come la Gioli. Che una volta dato alla luce il proprio erede, provvede ad arredargli la cameretta con più trofei possibile.

(articolo pubblicato su www.lab.iulm.it)

sabato 5 aprile 2008

32^ di campionato: Milan-Cagliari 3-1 Kakà, Inzaghi, Conti, Inzaghi

Kakà-gliari e il Milan non balbetta
Torniamo a parlare dei soliti noti. Dei Kakà, degli Inzaghi. Buon per il Milan, che risale la china in zona Champions. Male per il Cagliari, che era appena risalito in A. E si torna a casa dolce casa: Milan batte San Siro 3-1 è notizia che fa specie in una stagione dove i rossoneri hanno elemosinato molto di più bussando alla porta delle case altrui che giochicchiando sul tappeto del propria cameretta. Allora stasera non roviniamo la festa e chiudiamo un occhio sullo spettro di Dida che avvolgeva la sagomona di Kalac. Semmai riaccendiamo i riflettori impolverati su Kakà tornato con il turbo e su Inzaghi tornato con la scossa. Insomma, torniamo a parlare dei soliti noti.

venerdì 4 aprile 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 13

FREED FROM DESIRE (GALA)
Giugno 1996. In quella studentessa sbarazzina del Liceo San Carlo di Milano Molella ci aveva visto giusto. La giovanissima Federica Carmeni continua a studiare, ci mancherebbe altro, ma intanto diventa famosa ben oltre i banchi di scuola facendo la vocalist per Gala, uno dei progetti dance più forti degli anni '90. Molella va orgoglioso delle sue creature (vedi i Soundlovers e Phil Jay) e di tutte le sue produzioni. Ma per Freed from desire, cantata superlativamente da Federica e ballata fino all'ossessione in tutte le disco italiane per anni e anni, Molly ha un debole. Perchè Federica l'ha scoperta così per caso. Ma non per caso Gala è ancora la numero uno tra le nostalgie commerciali.

Il giro di tastiera non lo scorda più nessuno. E il ritornello è uno dei più urlati della storia. Voto 8.5

Non cambiate il Paese, cambiate programma


Stasera alle ore 22.30 su Sat2000 (digitale terrestre e satellite) va in onda il Grande Talk - Cambiamo Programma dove sarà presentato il format "C'ero una volta - cosa avrei voluto fare da grande" realizzato con Marco Gervino. Non perdetelo e quindi votate...

VOTA QUESTO FORMAT SU "CAMBIAMO PROGRAMMA"
dalla sera di venerdì 4 aprile fino alle 12 di giovedì 10

1) vai su http://www.cambiamoprogramma.ilgrandetalk.it/
2) clicca vota nel menù in alto a sinistra
3) seleziona "C'ero una volta"
4) premi vota
oppure vota inviando un sms al numero 331/2933554 con scritto "c'ero una volta"

Il video è anche su
http://www.tgcom.it/
http://www.presadirettablog.com/

mercoledì 2 aprile 2008

Fenomeno senza età

L’ex campione italiano di pallavolo ci parla del suo impegno per i bambini
Andrea Lucchetta, solidarietà oltre della rete
“Io testimone, non testimonial. E bisogna diffidare da chi usa il tuo nome”


Fa parte della generazione dei fenomeni. Quella dei Zorzi, dei Gardini, dei Cantagalli, dei Tofoli, dei Pasinato, degli eccetera eccetera. E non se la prenda chi non è stato menzionato, perché una pagina soltanto non basterebbe per raccontare le gesta di tutti i campionissimi classe ’60 della pallavolo italiana. Ecco, Andrea Lucchetta, Treviso 1962, è stato uno di questi fenomeni. E a lui dedichiamo le colonne seguenti. Non gli chiediamo come faccia ogni mattina a sistemare la sua chioma in diagonale con cotanta precisione geometrica, perché con pettine e gel è ancora un fenomeno. Non gli chiediamo nemmeno come sia arredato il suo salotto, perché con tutti quei trofei vinti in carriera intuiamo che non ci sia più spazio nemmeno per i mobili. Gli chiediamo invece se gli piace il sociale. Domanda scontata: Andrea ha a che fare con la solidarietà praticamente da sempre e gli piace da matti. C’è poco da scherzare in questo campo. Dove la rete non è quella che divide in due il rettangolo di gioco, ma quella che divide e basta. In parole povere, vogliamo sapere la sua sul concetto di discriminazione...