martedì 4 marzo 2008

Ottavi di ritorno di Champions: Milan-Arsenal 0-2 Fabregas, Adebayor

Addio, Milan re d'Europa. La verità ti fa male
Certe notti. Certe notti nascono perfette, come Milan 3 Manchester 0. E tutti a casa, tutti ad Atene. Certe notti nascono crudeli, come Milan 0 Arsenal 2. E tutti a casa, sì tutti a casa. Il Milan campione, super campione, super campionissimo, si spegne così, dopo tanti notti stellate e stellari. La cometa di Fabregas è folgorante. E per il Milan, stavolta, è notte fonda. Svegliarsi domattina e rendersi conto che è stato tutto vero, che non si è trattato di un incubo, farà male. Congedo agli ottavi. Troppo presto per chi da sei anni non è mai sceso sotto i quarti e la coppa con le orecchie a sventola l’ha alzata due volte. Però scambiare la maglia, quella maglia tappezzata di stemmini e stemmoni onorifici, con i migliori interpreti del calcio europeo attualmente in circolazione sa di nobile passaggio di consegne: l’Arsenal giovane e rampante è il miglior nemico che i vecchi Maldini e colleghi potevano trovare per inaugurare il proprio epilogo continentale. Non poteva andare altrimenti, quando vedi Kakà scaraventare con le mani il pallone a terra rabbiosamente per un fallo laterale negato: il Bambino d’oro, nel pieno della forma e del sorriso, non ha mai fatto capricci.

E’ un segno, tra i tanti, di qualcosa che non poteva funzionare stasera. Come molte, troppe cose non sono funzionate durante l’arco della stagione, sia in Champions sia (lì poi!) in campionato. Infortuni a raffica, ok. Ma il gioco, le idee, i gol: tutto col contagocce. Inzaghi, poveretto, i suoi anni ce li ha o comunque inizia ad averli. Seedorf, Gattuso, Ambrosini, Pirlo: dietro di loro il vuoto, e così finiscono le batterie. Poi la difesa, non maluccio, ma spesso barcollante. A Kalac, titolare trapiantato d'urgenza, non gli si può rimproverare nulla, perchè ha imparato ad infilarsi i guanti dalla parte giusta. Ma quando vedi al Celtic Park il processatissimo Dida preso a buffetti da un tifoso in gita sul prato, capisci che un’era, anche per questi assurdi particolari, è destinata a chiudersi. Quella di Glasgow fu la notte della burla. Questa di San Siro, dove le luci si sono spente dopo un’agonia sofferta, è la notte. Punto. La notte in cui il Milan re d’Europa e del mondo riposa in pace. Certe notti, quelle stellate e stellari, però, non si scordano mai.

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