martedì 16 gennaio 2001

Dal Pd: Marco, abbiamo bisogno di te!

Sì, ma come la prenderanno i miei nuovi amici “mezzani”?

Mi raccomando, senza trattino: “centrosinistra” va scritto tutto attaccato. Perché proprio questo dovrà essere il Partito Democratico: né la pallida riedizione del compromesso storico, né l’ennesimo cambiamento di nome interno alla storia della sinistra italiana. Ci tengono a non essere fraintesi i parlamentari dell’Ulivo. In particolare Antonio Polito e Nicola Rossi, che l’8 marzo 2007 scrivono congiunti una lettera al direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli per chiedere a Follini e al suo nuovo movimento di partecipare alla costituzione di questo grande organo politico: “Follini ha detto in aula al Senato, motivando il suo voto di fiducia al governo guidato da Romano Prodi, che intende gettare un ponte tra centro e sinistra: non è meglio costruire un tetto comune, per un centro riformatore e una sinistra riformista? Oggi è possibile. E L’Italia di mezzo costituirebbe la garanzia che il tentativo è serio
[1]. Tradotto: caro Marco, il Pd ha bisogno di te.

Ok, il progetto non è di quelli campati per aria, Veltroni è una persona seria, l’invito è allettante. Ma che dico ai miei nuovi militanti? Qualche mese addietro, il 21 ottobre 2006 a Napoli, durante la cerimonia di battesimo de L’Italia di Mezzo, Follini aveva detto tutto, ma proprio tutto. Tranne che si potesse aprire uno spiraglio per confluire a sinistra: “La nostra formazione si colloca fuori dai due poli, fuori dal centrodestra e all'opposizione del centrosinistra. La nostra missione è dare voce ad una parte dell'Italia che non ha rappresentanza, un'Italia centrista, moderata, che sta nel mezzo, tra Prodi e Berlusconi, e che soffre lo schiacciamento nella tenaglia di questo bipolarismo”. Perché “chi si vuole dedicare a costruire un centro più forte deve scommettere sulla rottura di questo schema bipolare”. Era con questo spirito dal sapore un pizzico anarchico che Marco Follini si chiamava fuori dal partito di cui è stato segretario ma per cui non versa una lacrima che sia una.

E ai vecchi amici dell'Udc rivolgeva un consiglio: “Decidete cosa fare da grandi perché in questi mesi di legislatura avete abbaiato molto ma morsicato molto meno”. Con un’eccezione: Lorenzo Cesa, suo successore alla segreteria e uno dei principali artefici della nascita dell’Udc: “Lorenzo è senza ombra di dubbio una straordinaria figura umana e politica”. Poi, stop con gli encomi: Follini si toglieva due sassolini dalla scarpa quando ricordò come in quei mesi l'Udc si fosse tenuta ben dentro i confini della coalizione di centrodestra: “Lo ha fatto in occasione dell'elezione del Capo dello Stato, del referendum costituzionale, della candidatura alle regionali in Molise”. Sull'episodio molisano, in particolare, andava giù duro: “Dopo giorni di squilli di trombe e rulli di tamburi per annunciare la volontà di andar da soli, l'Udc è poi rientrata nei ranghi”, appoggiando con tutta la Cdl il presidente uscente Michele Iorio. Per Marco Follini “puntare a ricostruire il centrodestra è cosa diversa dallo scommettere sulla ristrutturazione del centrodestra: sono due politiche differenti”.

Contro ogni pronostico della vigilia, non lo segue Bruno Tabacci. Proprio lui, amico fraterno che tante ne ha viste insieme a Marco tra dispotisimi berlusconiani e ruffianerie casiniane e che inizialmente aveva lavorato all’elaborazione de L'Italia di mezzo, rimane dov’è (più tardi si unirà a Tabacci per far sbocciare la Rosa bianca). Aderiscono invece Riccardo Conti, Antonio Iervolino (ex senatore Udc) e Ortensio Zecchino (ex ministro del governo D'Alema), una decina di consiglieri regionali e una cinquantina di consiglieri provinciali. Insomma, era tutto pronto per passare al Gruppo Misto del Senato. Marco ci passa. Ma è una gita che dura poco, otto mesi circa. Perché la lettera di Polito e Rossi lui la raccoglie, la legge e non la straccia. Anzi, risponde signorsì e il 22 maggio 2007 entra nella carica dei Quarantacinque. I quarantacinque membri del Comitato 14 ottobre. Più semplicemente, il comitato costituente del Pd. Come cambia la vita.


[1] Nicola Rossi e Antonio Polito, lettera a Paolo Mieli, Corriere della Sera, 8 marzo 2007.

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