venerdì 19 gennaio 2001

Dalla terra di nessuno alla terra di tutti

Al centro Follini sarebbe stato protagonista. Ora nel Pd è uno dei tanti

Sarà che gli piace rischiare perché “questa è l’unica emozione che noi politici possiamo trasmettere
[1], di certo quando il 13 febbraio 2007 votò per il governo, il rischio di trovarsi sotto casa due pretoriani dell’opposizione ad attenderlo a braccia incrociate più i militanti de L’Italia di mezzo a tirargli i pomodori, Marco Follini ha sfiorato di correrlo seriamente. Ma senza troppa ironia, non gli sarà stato per nulla semplice motivare il suo cambio di metà campo considerate le promesse, nemmeno così remote, di una politica liberata da “questi due blocchi costruiti a destra e a sinistra entrambi tributari di posizioni sempre più eccentriche[2]. Come la mettiamo?

Nobile sì è stato il suo tentativo di “togliere il filo spinato che separa le due Italie
[3]. Nobile sì il suo desiderio di moderare toni e colori “in un mosaico impazzito di tessere che individuano nell'avversario un demonio da mettere al bando della civiltà[4]. La logica del muro contro muro, la politica dei veleni, non si addice ad uno come Follini, cresciuto alla scuola di Fanfani e di Moro. Però, bisogna ammetterlo, una volta svincolatosi da Berlusconi ci si aspettava che in quel minuscolo orticello ci rimanesse a vita, a maggior ragione perché lo aveva coltivato praticamente da solo, con sudore e fatica. E invece. Invece l’amor sui è andato a farsi benedire: Marco ha tradito non solo i suoi elettori, ma anche se stesso. Perché anziché custodire gelosamente la propria creatura, l’ha venduta al miglior offerente: in un periodo di vacche magre, Prodi si è ritrovato in tavola un agnello appetitoso.

Che voglia spostare il baricentro del Pd verso il centro gli crediamo. Che ci sia molto più centro a sinistra che a destra non ne siamo sicuri. Il dubbio sorge quando vedi Casini uscire dalla Cdl e la coppia Tabacci-Baccini inventarsi la seppur modesta Rosa bianca. Perciò viene da chiedersi: non era meglio attendere ancora qualche mese per poi fare la grande rimpatriata con tutti i compagni centristi nella terra di mezzo, o terra di nessuno? Sì, forse il timore di Follini era proprio di diventare all’improvviso signor-nessuno in quel solco della politica insabbiato dallo schema bipolare che nacque alla morte della Prima Repubblica e che da allora vive nel cuore degli italiani più forte che mai. Ma ora nel Pd Follini, se non è nessuno, è certamente uno dei tanti.

Davanti a lui ci stanno (tanto per fare qualche nome random) le “giovani leve” Letta e Franceschini. Gli ever-green D’Alema, Rutelli, Amato. E poi la Finocchiaro, la Bindi, la Binetti. Da poco (la teodem si tenga forte) pure la Bonino. Eccetera, eccetera. Gli ex Ds e gli ex Dl sono tanti. Milioni di milioni no, ma sono tanti. E la stella di Follini rischia di essere oscurata. Laggiù invece, in quel centro strano ma può darsi anche vero, Marco Follini avrebbe avuto un peso notevole, sarebbe stato (gioco di parole non voluto) al centro della scena. Senza dover fare i conti con i Radicali e con Di Pietro, che Veltroni ha ospitato nel gruppo unico (cosa non si fa per qualche voto in più). Marco, invece, avrebbe preferito che il Pd corresse da solo, senza pericolosi sussidi che potrebbero snaturare l’identità moderata del partito e rivelarsi strozzini ricattatori una volta saliti a Palazzo Chigi. Tant’è. Non si può negare l’evidenza: alle politiche del 13-14 aprile Follini sarà capolista in Campania per il centrosinistra. E se è centrosinistra non è centro. Punto. Nei sogni di Follini il centro di gravità permanente rimane solo una canzone.

Ah, vi sarete chiesti che fine abbiano fatto quei poveretti de L’Italia di Mezzo che, dati alla luce diciotto mesi fa, sono stati abbandonati per strada dal loro papà diciotto mesi dopo. Ecco, siccome la vita va avanti, questi orfanelli hanno deciso, il 22 gennaio scorso, di unirsi al Movimento per l’Autonomia. Il coraggioso progetto si chiama L’Italia di centro-Movimento per l’autonomia e il loro leader Raffale Lombardo, ex Udc, si presenterà già alle prossime amministrative di Sicilia sfidando Angela Finocchiaro del Pd. Come dire, la diaspora al centro non è mica finita. Appuntamento alla prossima puntata.

[1] Marco Follini, “Abbasso i ragionieri, si vince con le emozioni”, Corriere della Sera, 6 ottobre 2007.
[2] Intervista di S. J. Scarpolini, www.lab.iulm.it, 5 febbraio 2008.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.

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