giovedì 18 gennaio 2001

Il buon centrista guarda al domani

Casini corre da solo? Il dialogo può ripartire. Dopo il voto, ovviamente

Il 16 febbraio accade l’imprevisto. O meglio, ciò che da due anni Follini desiderava accadesse e che invece accade tardi, troppo tardi, per tornare indietro e ritrovarsi nel nido materno dell’Udc. Casini, infatti, rifiuta di entrare nel Popolo della libertà e decide di correre da solo, col suo simbolo, alle prossime politiche del 13-14 aprile. Nel Veltrusconi s’interpone ad incudine Casini candidato premier, la vera alternativa di centro. Follini non batte ciglio. Vede la mossa del suo ex presidente come “una scelta che nasce dalla necessità più che dalla virtù
[1]. Una stoccata non da poco. “La rottura, che doveva avvenire due anni fa, è stata molto voluta da Berlusconi e all’apparenza un po’ meno dall’Udc[2]. Ma non tutti seguono Casini. Giovanardi e Buttiglione, da berlusconiani convinti, mettono la freccia ed entrano nel Pdl. Tabacci e Baccini, da berlusconiani poco convinti, mettono la freccia ed escono dal box per fondare la Rosa Bianca. Insomma, non tutti gli udiccini hanno preso la strada verso Arcore. “Tutti noi che ci proclamiamo uomini di centro, vale per Tabacci, Casini ma vale anche per me - commenta Follini - abbiamo pagato lo scotto di polemiche, qualche volta piccine, sovrapposizioni tra di noi, che non ci hanno aiutato[3].

La diaspora al centro sembra essersi consumata, eppure “trovo che politicamente ci sia molto più centro nel Pd che da tutte la altre parti. Detto questo, apprezzo gli assolo di Tabacci, di Pezzotta, anche la rottura, seppur avvenuta in ritardo, di Casini, con cui è ora possibile far ripartire il dialogo. Ma la mia scommessa è un’altra: un Pd centrale proprio in virtù della sua vocazione maggioritaria. Detto questo, fioriscono tanti fiori e non tutti nel nostro recinto
[4]. Infatti, fuori dal recinto del Pd, Udc e Rosa bianca si accorpano nella lista dell’Unione di centro: questa nuova coalizione centrista potrà essere un’alleata del Pd? “Confido possa diventare un interlocutore. Ma gli uomini di centro, ovunque si trovino, qualunque sia la casacca, devono declinare la loro posizione al futuro[5].

Un progetto a lungo termine, quindi. Ma questo Follini non lo ha mai nascosto. Certo che a coloro che lo hanno eletto tra le file del centrodestra fa un po’ specie vederlo ora tra le colonne portanti del palazzo di Piazza Sant’Anastasia. Marco però vuole rassicurare chi continua ad avere fiducia nella sua “mission possibile”, puntando sul dialogo con tutti quei moderati che come lui vogliono tornare ai fasti democristiani. Dopo il voto, ovviamente. “Direi che il dialogo è nelle cose. Ed è perfino ovvio. Naturalmente dobbiamo evitare che sia un dialogo troppo schematico. Il dialogo non è figlio di un gioco di posizioni che lo rende fin troppo facile. Se ne siamo capaci, il dialogo è la conseguenza che dobbiamo fare sul paese
[6].

In questo dialogo l’Udc fa una proposta centrista. E il Pd come rilancia? “Quando Veltroni oggi esemplifica e schiera il presidente dei giovani imprenditori come capolista e candida Antonio Boccuzzi, l’operaio scampato dal rogo della Thyssen, ebbene, lì ritrovo un aggiornamento dell’interclassismo democristiano. Questo per dire che anche nel Pd c’è molto centro
[7]. Nel centrosinistra Follini sta percorrendo a bassa velocità la pista per far decollare il sogno democentrico. Ci vuole pazienza, tanta pazienza. Ma il suo intento magnetico sarà davvero in grado di calamitare i nuovi soci sulla linea mediana?

[1] Intervista di Carmelo Lopapa, La Repubblica, 17 febbraio 2008.
[2] Ibidem.
[3] Intervista di Lina Palmerini, Il Sole 24 ore, 30 gennaio 2008.
[4] Intervista di Federica Fantozzi, L’Unità, 15 febbraio 2008.
[5] Intervista di Carmelo Lopapa, La Repubblica, 17 febbraio 2008.
[6] Ibidem.
[7] Ibidem.

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