
E sulle radici del Pd ecco il Follini-pensiero: “La Dc era un partito tutto, con una sua fisionomia, una sua ideologia. Ma istintivamente portata a coprire tutte le zolle del campo, (quasi) nessuna esclusa. Il Pc, al contrario, era un partito-parte. Noi dobbiamo decidere se cercare di essere tutto o di essere parte. In altre parole, decidere se la nostra identità è profilata oppure più sfumata. E dunque se vogliamo essere l’anima di un polo che continua la disfida bipolare oppure il perno di un nuovo equilibrio, il tassello principale di un mosaico politico tutto da ridisegnare” [4]. Marco non si è affatto arreso, è ancora alla ricerca del “suo” centro. Quindi, non equivocate la sua azione. Perché, a quanto pare, il Pd è il giardino giusto per far crescere la sua pianticella. A centrodestra, invece, usavano gli insetticidi. E la sua creatura moriva all’istante.
Il 26 novembre 2007 Veltroni lo nomina responsabile nazionale per le Politiche dell'Informazione del Partito Democratico. Il sorriso di alcuni prodiani è malizioso. “Sono stato consigliere di amministrazione della Rai sul finire della Prima Repubblica, segretario di un altro partito e perfino (per tre mesi) vicepresidente in un governo Berlusconi. Lo riconosco, non è proprio il curriculum più consono per fare l’ambasciatore nel regno dei media. A mio credito vorrei però segnalare che non mi pare di aver mostrato una così tenace vocazione lottizzatoria ai tempi della Rai e negli anni successivi credo di aver dato un certo contributo ad evitare forzature sulla par condicio che molti, anche dalle mie parti, si apprestavano a fare o a lasciar fare. Insomma, dispongo di una certa libertà e mi illudo di non essere troppo conformista” [5].
Ma allora un emancipato di natura come Follini, che ci sta a fare in un partito così variopinto? “Credo che il Pd sia un mosaico fatto di tante tessere e io rivendico i colori, il formato e gli spigoli della mia piccolissima tessera”. Eppure Follini viene da molto lontano. “Può darsi, ma il senso di questo partito è di dare più peso alla destinazione che non alla provenienza: se la provenienza democristiana facesse problema, allora la stessa destinazione democratica sarebbe in forse” [6]. Se uno più uno fa due. Di certo la politica non è matematica. Ma geometrica forse sì. Perché i partiti sono come perimetri che descrivono un’area. Follini ha cambiato sia il perimetro che l’area. Intanto pure gli ex compagni Tabacci e Baccini, dissidenti da Casini, stanno tracciando il loro perimetro, la loro nuova area: la Rosa bianca. Tutti vogliono il giardinetto privato.
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