domenica 7 ottobre 2007

7^ di campionato: Lazio-Milan 1-5 Ambrosini, Mauri, Kakà (r), Kakà, Gilardino, Gilardino

In un Milan a forza 5 riemerge Gilardino
Toh, chi si rivede. Non segnava dalla magica notte di semifinale di Champions in cui la stella del Manchester veniva spenta definitivamente da quella sua fuga solitaria fra le braccia di Van der Sar: destro in corsa, 3-0 ed esultanza con gli indici rivolti verso il cielo, come fa Kakà. Copyright violato (c'è una vera e propria cultura sulla maniera di festeggiare un gol e i giocatori sono gelosissimi della propria), ma chi se ne frega: ben venga che Gila fotocopi il brasiliano, se non nei gol, almeno nel modo di gioire. Tradotto: l'importante è che la metta dentro. Traduzione sospesa per sei mesi. Poi, dall'onda rossonera a forza 5 che ha travolto l'Olimpico biancoceleste, ecco Gila riemergere ed imitare Kakà: doppietta per entrambi, giorno della liberazione per Alberto. Che però non ha esultato alla Kakà. Ma chi se ne frega.

...e un grazie rossonero va a lui...
Gimme five, Muslera!
La coppia Stendardo-Cribari non è certo l’invalicabile limes dell’impero romano: per mettere il naso oltre il confine prima e il sedere sul trono poi, i barbari ci misero due secoli. Per resuscitare Gilardino ed incoronarlo re per una notte (non per una notte soltanto, si augurano i tifosi milanisti), Fernando Muslera ci ha messo una mezz’ora e tutto il suo imbarazzante repertorio: tre interventi suicida e l’Olimpico biancoceleste si sgretola dal di dentro. Al 13’ rovina sulle ginocchia di Gilardino ma viene graziato dal duetto arbitro-guardalinee. E’ il presagio del suicidio. Tre minuti dopo dall’out di sinistra Ambrosini si domanda: crosso o tiro? Muslera gli toglie ogni dubbio: prego, tira pure. Perché lui intanto esce dall’area piccola e se ne va a caccia di vampiri in questa sua notte horror: la cometa tracciata dal centrocampista rossonero lo scavalca e dagli spalti grandinano fischi. Al 32’ Gilardino si rifà vivo dalle sue parti, Muslera lo butta giù: stavolta niente sconti, è rigore, Kakà trasforma. Non solo gite fuori porta per l’estremo difensore di Montevideo, ma anche tunnel che nemmeno i più appassionati sostenitori della Tav sognano: Kakà ci passa dentro come un espresso e siamo 3-1. Poi Gila, il re barbaro, cammina sopra le macerie dell’area laziale e la doppietta della resurrezione è servita.
Il Milan bussa, Muslera spalanca. Povero Fernando Muslera, il portiere con il biberon (ha da poco compiuto 21 anni). E’ giunto ad agosto a Roma in fretta e furia dal Nacional Montevideo per sostituire Carrizo (mancato per colpa del sangue svizzero che scorre nelle sue vene) e per non far rimpiangere il dinosauro Peruzzi (in profumo Milan). Lotito lo ha strappato alla concorrenza di Inter, Juventus, Arsenal e Benfica sborsando 3 milioni di euro. Per lui aveva garantito Daniel Fonseca, affascinato dalle sue imprese in Coppa Libertadores. Forse quelle imprese le ha lasciate in Sudamerica. Ieri sera il giovanissimo numero uno laziale non avrà vissuto un’esperienza inedita (“mi è già successo di prendere molti gol in una sola partita, devo solo adattarmi alla A il più presto possibile), ma di certo nei panni di un naufrago travolto da un’onda forza 5 non ci era mai stato. Gimme five, Muslera.

Nessun commento: