mercoledì 9 aprile 2008

Diamo i numeri / MARZO 08

Morti bianche
Italia prima in Europa

Abbiamo avuto non poche difficoltà a scrivere questo pezzo. Perché ogni volta che lo stavamo per chiudere, siamo stati costretti a riaprirlo. Poi a chiuderlo, e poi ancora riaprirlo. Perché le morti bianche degli ultimi mesi non sono cose che succedono, ma cose che si succedono. Senza nemmeno darci il tempo di fare il macabro calcolo: i sette operai arsi nel rogo della fabbrica torinese ThyssenKrupp; i cinque soffocati all’interno di un’autocisterna di zolfo a Molfetta; il giovane precipitato da una nave a circa venti metri di altezza nel porto di Genova; ancora nel torinese, l’uomo colpito allo stomaco da un pistone spuntato improvvisamente dalla pressa; infine, l’operaio travolto sui binari da un treno in un cantiere milanese. Noi scriviamo infine, con la speranza che sia davvero la fine di un conteggio che somiglia ad un bollettino di guerra. Tra i tanti possibili, l’Italia non poteva agguantare primato più tragico, il primato dei decessi sul lavoro: nel nostro paese il numero delle morti bianche, seppure in calo rispetto agli anni scorsi, è diminuito meno che nel resto d'Europa.

Tra il 1995 e il 2004 da noi il calo registrato è stato pari al 25,49%, mentre nella media europea la flessione è stata pari al 29,41. La riduzione è più accentuata in Germania, dove il numero di vittime si è quasi dimezzato (-48,3%), e in Spagna dove si è registrato un decremento del 33,64 per cento. I risultati sono stati resi noti dall'Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) al Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nella relazione si sottolinea anche come si intervenga quasi sempre a cose fatte e raramente a livello di prevenzione. Nelle cifre ufficiali non sono compresi gli incidenti che non vengono denunciati da chi lavora in nero: secondo l'Inail (Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), si verificherebbero almeno 200mila casi. Possono preparare tutti i pacchetti-sicurezza che vogliono, ma se si continua ad investire così poco sulle attività di prevenzione e di controllo saremo costretti ad aggiornare questo articolo all’infinito.
(articolo pubblicato su Teatri delle Diversità - aprile 08)

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