venerdì 29 febbraio 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 8

WRAP ME UP (ALEX PARTY)
Giugno '95. Su, sforzatevi a trovare la differenza con Don't give me your life. Se ci riuscite, vi sveliamo che Gianni e Paolo Visnadi, gelosi delle loro produzioni, non erano poi così convinti di condividere il lavoro con il già affermatissimo dj Alex Party. Poi il matrimonio sì è rivelato un affarone, visto il successo ottenuto dal trio Alex Party durante la metà degli anni '90. L'apice con Wrap me up. Identico al brano dell'estate precedente. Ma non importa: squadra che vince non si cambia.


Sonorità house-elettroniche incalzanti, stacco-pianoforte molto elegante. Voto 9

giovedì 28 febbraio 2008

Di storie e storielle ce ne raccontano ogni giorno. Ora vogliamo sentire una storia vera

Bilal, una vita da schiavo.
Se non la vivi, non ci credi

Nel suo nuovo libro, Fabrizio Gatti (L’Espresso) racconta il viaggio vissuto in prima persona dall’Africa a Lampedusa per denunciare la tratta di immigrati

Per dieci minuti poco più erano lì con lui. Fuori dalle mura del castigo e immerse nel deserto del Sahara. Alla scoperta di un mondo maledettamente infinito forse ancora più insidioso del mondo inesorabilmente sbarrato in cui risiedono loro, i detenuti del carcere milanese di San Vittore, terzo raggio e sezione femminile. Chi da tanti anni, chi da qualche settimana. Ma non c’è differenza. Ora la vita è questa. Al di qua di un cancello chiuso, senza chiave. In attesa che i ricordi della vita oltre quel cancello si facciano più intensi. Perché si vive anche di ricordi. Figuriamoci in carcere. E nelle immagini dell’esclusivo dvd che Fabrizio Gatti ha preparato in occasione della Giornata delle Memorie (il 28 gennaio scorso), alcuni o chissà parecchi dei reclusi avranno rivisto i lati crudeli della propria esistenza, cinicamente incastonata fra la clandestinità e lo sfruttamento. Una decina di minuti, solo una decina. Quel che basta per portarli tutti con sé laggiù, dove la persona (persona? che parola è? cosa vuol dire?) è merce di scambio, nemmeno pregiata...

mercoledì 27 febbraio 2008

25^ di campionato: Catania-Milan 1-1 Pato, Spinesi

Pato colpisce, Spinesi lo punge
Per dare una taglio a questa gara da “che noia, che barba” ci voleva la palla-rasoio di Pato. Quinto centro per il baby carioca che vale il quinto posto ad un Milan, versione maratoneta, che si lascia scappare la preda sempre sul più bello. Sì, perché otto giri di orologio più tardi Spinesi fa uno a uno, mentre Papa Waigo infilza il Livorno regalando alla Fiorentina, la preda sgusciante, derby toscano e quarta posizione. Senza la seccatura di doverla condividere con i rossoneri come fino a novanta minuti prima. E i punti di vantaggio sul Milan sarebbero il doppio se Silvestri non spintarellasse Bonera in area e Silvestri non fosse in fuorigioco. Gli unici sussulti, gol a parte, di una partita dove la Mondaini avrebbe scosso le coperte agitando la gamba.

domenica 24 febbraio 2008

24^ di campionato: Milan-Palermo 2-1 Bresciano, Ambrosini, Inzaghi

Inzaghi-Palermo, questione di testa
Fa strano dirlo, ma per Inzaghi si tratta del suo primo gol in questo campionato. E poiché se non è decisivo Pippo non è del tutto contento, eccolo allora pienamente accontentato: al 91’, quando l'ufficio stampa rossonero già pensa a come dare un'interpretazione buonistica all’ennesimo pareggio casalingo, Gourcuff gli regala un traversone coi fiocchi e lui, vincendo come sempre la personale sfida col fuorigioco, traduce di testa l'aggancio al benedetto quarto posto in condominio con la Fiorentina. Il Palermo è diventato la miglior medicina per guarire i guai fisici di Superpippo, che stasera si è lasciato alle spalle un mese di tormenti al piede destro: in Milan-Palermo dell'ottobre 2005, dopo un grave infortunio al ginocchio che lo costrinse alla tribuna per quasi tutto l'anno, Inzaghi subentrò nel secondo tempo a Gilardino, come stasera. E sotto la Sud segnò in tuffo di testa la rete della vittoria, esattamente come stasera. Fa strano dirlo ma è proprio così: ogni volta che Superpippo vede il Palermo a domicilio, il suo ritorno in campo è rosa. E nero per i siciliani.

sabato 23 febbraio 2008

Howe salta Valencia per saltare a Pechino

Adesso non state lì a ricordargli la solita manfrina che non tutti i mali vengono per nuocere, tanto lui vi risponderà che già lo sa. Perché, se fino a qualche giorno addietro gli parevano senza senso, da ieri ha avuto l’ulteriore conferma che i Mondiali indoor di Valencia sarebbero persino un ingombro sulla strada verso Pechino. L’impegno della tre-giorni spagnola (7-9 marzo) viene quindi cancellato dall’agenda di Andrew Howe, che nella sua pagella personale eviterà ben volentieri di dover annotare un altro voto insufficiente. Tutto gli si può imputare in questo periodo storto, tranne che non sia onesto con se stesso: 4 meno è il voto che Andrew si è dato dopo la performance imbarazzante nella prima giornata dei campionati italiani indoor di salto in lungo a Genova, dove il suo sedere è atterrato sulla sabbia ben 12 centimetri più indietro rispetto a Ferdinando Iucolano, vincitore con 7.83.

Rincorsa così lenta da dare l’effetto moviola, stacco così debole da sperare nell’aiuto di un angelo che lo trascini verso il cielo, volo così basso da solleticare i granelli dorati: l’Howe vicecampione iridato, che ad Osaka si arrendeva solo di fronte ad un eroico Saladino, non c’è. Né con le gambe né con la testa. Irriconoscibile. Quasi irritante. E pensare che per rintracciare una sua sconfitta contro atleti italiani bisogna tornare al giugno 2004, quando nella finale dei societari a Casal del Marmo venne incalzato da Nicola Trentin. A Genova la delusione torna attuale e giunge propizia: dopo il risultato sconfortante di 7.71, per Howe meglio saltare i Mondiali di Valencia per saltare più in lungo alle Olimpiadi di Pechino. Non tutti i mali vengono per nuocere. Ora Andrew ne è ancora più convinto.


(articolo pubblicato su www.lab.ium.it)

venerdì 22 febbraio 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 7

UP&DOWN (BILLY MORE)
Giugno 2000. Rimaniamo all'estate più commerciale della musica da discoteca. Il titolo può trarre in inganno, ma non è Up&down dei Vengaboys, il brano da ginnastica acquatica di due anni prima. Anche l'aspetto dell'autore può trarre in inganno, ma non è Platinette bensì Billy More, travestito d.o.c dal fisico nettamente più asciutto e dalla parrucca color argento. La cantano, la canticchiano, la fischiettano tutti. Sulle spiagge e sulle piste. Insomma, una gran bella commercialata. Ma piaceva e piace ancora di brutto questa numero uno storica della prima estate del terzo millennio.


Sa di filastrocca, molto aggregativo. Voto 8

mercoledì 20 febbraio 2008

Andata degli ottavi di Champions: Arsenal-Milan 0-0

Muro Milan, l'arsenale non sfonda
Fino a poche ore dall'inizio il rebus trattino strizza era Kalac sì Kalac no. Alla fine, sospirone di sollievo, Kalac sì. Che con la stecca al dito non stecca. Nemmeno quando a metà del secondo tempo l'inguine tradisce Nesta e la difesa si deve arrangiare come può sotto le raffiche di mitragliatrice scaricate dall'esercito giovincello di Wenger: buon per il Milan che le cartucce sono deboli come palline di carta lanciate sempre lì, in mezzo allo specchio della porta, dove Zelico può raccoglierle senza nemmeno troppo accartocciarsi su se stesso. Poi Adebayor vuole sentire che suono fa la traversa quando traballa e allora tac, pallone stampato sul legno alto a quindici secondi dal tutti a casa e tante grazie da Ancelotti. Un pareggio ci sta e bene, dài. Al ritorno a San Siro c'è un'unica soluzione, vincere e basta. Altro che rebus. Un po' di strizza? Quella sì invece.

martedì 19 febbraio 2008

Avviso all'Arsenale londinese

Metteremo Fiori nei vostri cannoni.
Forza e (tanto) coraggio!

domenica 17 febbraio 2008

23^ di campionato: Parma-Milan 0-0

Milan ad altezza Fiore. Per ora
Mille e non più mille. Non è il caso di Capitan Maldini, che da qui fino a giugno qualche altra partita sopra i tre zeri la disputerà ancora. E' l'unica notizia lieta in casa rossonera. Perchè oltre all'ennesima occasione perduta per scavalcare la Fiorentina, bisogna segnalare l'epidemia-infortuni che, dopo Pato e Ronaldo, ieri ha flagellato anche Dida. Ecco la somma algebrica di un caso che di matematico ha ben poco ma che di comico ne ha molto: colpo della strega, più freddo pungente, più poltroncina scomoda, uguale uscita in barella. Il tutto avviene a fine primo tempo e rigorosamente in panchina. Stranezze, ironie di una sorte, quella di Dida, che prende sempre più le sembianze di un cattivo scherzo. Diciamo pure noioso. Petardi, buffetti, paperissime. Fino alla notte delle streghe. Mah! Kalac è in forma-Buffon e non si tocca. L'altra buona notizia dopo i tre zeri di Paolino eterno.

sabato 16 febbraio 2008

"Dino"sauro Baggio ha fatto Tombolo!

Tombolo è un minuscolo comune di ottomila anime in provincia di Padova. Gli abitanti vengono chiamati tombolani. No, non è come viene da pensare: il tradizionale gioco della tombola, che rende infinite le vigilie di Natale o di Capodanno, non è nato qui. Tuttavia, per un illustre dinosauro del nostro campionato, di un gioco d’azzardo pur si tratta. Dino Baggio, 37 primavere, non calpestava le zolle di un campo da calcio da quasi tre anni. Ha deciso di tornarci, ripartendo dall'anonimato della terza categoria. Dopo Torino, Inter, Juventus, Parma, Lazio, Blackburn, Ancona e Triestina, ecco il Tombolo. Ma non è così tanto per. Dinone ha scelto di chiudere con le battaglie in mediana proprio sotto la guida del quale ha iniziato ad intraprenderle: Cesare Crivellaro, allenatore del Tombolo, fu il suo primo tecnico ai tempi torinisti. Con lui sulla panca Dino passa da sinistra al centro. Niente politica, Baggio come terzino era sprecato. Così Crivellaro lo butta in mezzo ai guai del centrocampo.

Prende forma la diga Dino Baggio: 333 partite e 25 gol in serie A, 73 e 13 nelle coppe europee, 60 presenze e 7 centri in Nazionale. Ma ci sono voluti parecchi anni prima che la sua stella brillasse di luce propria. Baggio? Ovvio, Roby Baggio. E l’altro Baggio come fa di nome? Dino. Vabbè, chiamiamolo Baggino. Paradossalmente, fu ai Mondiali di Usa ’94, dove il Divin Codino con le sue mostruosità trascinò l’Italia sacchiana fino a Pasadena, che Dino mostrò tutto il suo valore, segnando contro Norvegia e Spagna e convincendo la critica che di Baggio non ce ne era uno solo. Ora nel Tombolo Dino fa vita da gregario di lusso: due allenamenti a settimana, semplicemente divertendosi. Ieri la sua “prima”: sconfitta 1-0 e lieve infortunio all’inguine. Nulla di grave, domenica prossima ci sarà. E come altrimenti: Dino Baggio ha fatto tombola, ma vuole riempire altre tabelle.

(articolo pubblicato su www.lab.iulm.it)

venerdì 15 febbraio 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 6

KOMODO (MAURO PICOTTO)
Giugno 2000. Per i rettili ha sempre avuto un debole. Così, dopo Iguana dell'anno precedente, ecco un'altra trovata del "Conte di Cavour" Mauro Picotto: dall'Indonesia ci porta un bellissimo Komodo, che sulle piste tutti ballano abbracciati, sudati, coreggiando il classico popopopò con gli accendini accessi. E' l'ultimo vero grande successo di Picotto. Poi ha inizio il suo letargo, con tracce poco entusiasmanti. Non tutti i lucertoloni si lasciano catturare.

Cassa techno pesante, stacco new-age very ambient, giro tastiera da coro forsennato. Voto: 10

mercoledì 13 febbraio 2008

Recupero della 16^ di campionato: Milan-Livorno 1-1 Pulzetti, Pirlo (r)

Milan, il sorpasso non s'ha da fare
Non ci sono parole. Stavolta non trovano posto nemmeno le ironie sul suo addome generoso. Viene da domandarsi come mai la sfiga non si sfufi di abbattersi sempre sui soliti noti. Per questi clienti rapiti dal destino si dice "presi di mira". Infatti una volta centrato il bersaglio, mobile o immobile che sia, la sfiga sa dove ritrovarlo. E stasera la sfiga il suo bersaglio preferito l'ha trovato ancora. Lì, mentre stacca in area per colpire di testa un pallone crossato. Lo chiamano Fenomeno. Fenomeno sì, ma di sfiga, titolano i giornali. Troppo facile quindi rivedere nelle lacrime del Ronaldo accasciato davanti alla porta di Amelia le lacrime del Ronaldo all'Olimpico in Coppa Italia contro la Lazio nel 2000. Così ti viene in mente tutta la sfilza di infortuni e infortunini, anche stupidi ed incomprensibili, come quella lesione del muscolo semitendinoso del bicipite della coscia sinistra (già a leggere la diagnosi ti viene mal di testa) durante l'innocua presentazione della nuova maglia l'estate scorsa. Come il destro otto anni fa, ora anche il ginocchio sinistro, fatto di cristalli Swarosky, va in frantumi. Troppo facile scrivere "Per Ronaldo carriera finita". Soprattutto dopo che da anni quasi tutti lo davano per finito, questo doppio Pallone d'oro che però, tra sprazzi di classe rinata e pomate per capelli da ricrescere, stava tornando lentamente "Ronaldo". Invece ancora quel rumore. Ancora quell'urlo di dolore. E poi ancora quel silenzio. Davvero non ci sono parole.

martedì 12 febbraio 2008

Diamo i numeri / GENNAIO 08

Nas: fuorilegge un ospedale italiano su due

Cos’è la malasanità? Malasanità è il medicinale scaduto, il cibo andato a male, l’immondizia abbandonata in corridoio. Malasanità è quando si fuma in corsia, quando i locali sono umidi, quando mancano le attrezzature di emergenza. Malasanità è un ospedale fuori norma. E fuori norma, in Italia, è un ospedale su due. E’ quanto trapela dell’indagine dei Nas, ordinata agli inizi dello scorso anno dal ministro della Salute Livia Turco, che ha messo sotto la lente dei carabinieri 854 ospedali. La metà risulta irregolare. 778 le persone segnalate, tra cui direttori sanitari e amministratori.

Regione per regione si scopre che catastrofica è la situazione del Sud: in Calabria 36 su 39 strutture sono irregolari, in Sicilia 67 su 81, in Sardegna 32 su 45. Più che di ospedali si potrebbe parlare di fogne a cielo aperto dove i rifiuti si accatastano nei corridoi, c’è muffa e ruggine nelle stanze e nei corridoi, le apparecchiature non funzionano, i medici troppo spesso non vanno al lavoro. Ma anche al Nord e al Centro la situazione non è poi così diversa: in Toscana, dove la Sanità viene considerata il top, la metà dei nosocomi non ha superato l’esame. E in Emilia Romagna 1 su 3 non rientra nei parametri. Sorride solo il Trentino, dove le 17 strutture hanno tutte ottenuto bollino verde.

Tornando alle gravissime irregolarità, facciamo qualche esempio e pure qualche nome. A Milano le cucine della Mangiagalli, del Niguarda e del Galeazzi riscontrano “carenze igienico sanitarie”. Muri scrostati e piastrelle rotte sono state ritrovate a Medicina generale e Ostetricia del Civile all’isola d’Elba. Al San Salvatore di Pesaro non funziona l’impianto antincendio. All’Israelitico e al San Giacomo di Roma non è a norma quello elettrico. Al San Camillo, sempre nella capitale, illegali i servizi igienici e la pavimentazione. Nei locali della Clinica universitaria di medicina generale di Sassari addirittura girano indisturbati insetti-blatte. Ecco, ora finalmente sapete cos’è la malasanità italiana.


(articolo pubblicato su Teatri delle diversità - aprile 08)

lunedì 11 febbraio 2008

domenica 10 febbraio 2008

22^ di campionato: Milan-Siena 1-0 Paloschi

Vecchio Milan, ma è nato baby Paloschi
Se la ride di gusto Ancelotti. Il suo faccione è quasi commosso. Butta dentro il baby Paloschi al posto di Serginho e il finto polacco che fa? Dopo diciotto secondi tramuta il primo pallone palpato in serie A in un gol magistrale che nemmeno la fantascienza calcistica. Destro secco che fulmina Manninger e tutti a stringersi attorno a questo neo-maggiorenne dalla maglia numero 43 che studia da Inzaghi e fa il Pato italiano. Che all’Inter è Balotelli, suo amicone. Insomma, ora vanno di moda i palloncini d’oro. Soprattutto in un Milan con le rughe che ha bisogno di rinverdirsi un po’. Ancelotti se la ride. A questo punto è lecito aspettarsi prodezze anche da suo figlio Davide.

Scusate, ma ho fretta


43, 18... tombola!

sabato 9 febbraio 2008

Dimitar Berbatov, curve pericolose

C’è chi perde la testa per la velina, guarda Vieri con la Canalis nei tempi che furono (con la Satta invece pare che la testa sia rimasta attaccata alle spalle). C’è chi perde la testa per la Velinova, guarda il povero (o beato lui?) Dimitar Berbatov che da quando ha visto troppo da vicino le procaci curve della conturbante Tedi ha iniziato a sbandare, finendo fuori strada. La strada del gol che ha imboccato fin dal suo debutto col Tottenham (29 dicembre scorso) con un poker roboante, ma che poi ha abbandonato di colpo perché secondo il Sun la donna più sexy della Bulgaria gli avrebbe fatto passare notti insonni, non però davanti alla playstation. Anche Berby, attaccante classe ’81 proveniente dal Bayern Leverkusen, è bulgaro. Un amore che parla la stessa lingua. Così il tabloid inglese più gossiparo, figuriamoci, non ci ha pensato su due volte. E ha sbattuto in prima pagina tutti i perché dell’improvvisa involuzione del neo-acquisto del Tottenham. Rincara la dose persino il suo compatriota Ivo Angelo, commentatore di calcio magiaro, concorde con le intuizioni del Sun: le ultime voci di mercato non c’entrano proprio. Insomma, Berbatov non ha più l’aiuto di nessuno, se non quello della sua Tedi che l’aiutino, non da casa ma dalla clinica, l’ha ricevuto: prima di incontrare Dimitar, usciva con il figlio di un chirurgo plastico dal quale si sarebbe fatta fare il tagliando completo. E ha rivelato che, una volta lasciate le passerelle, si darà all’archeologia. Per la Velinova si prospettano ardue ricerche: in campo, del suo Berby, non si trovano più nemmeno i resti.

(articolo pubblicato su www.lab.iulm.it)

venerdì 8 febbraio 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 5

KING OF MY CASTLE (WAMDUE PROJECT)
Ottobre 1998. Piaceva tantissimo allora. Piace ancora oggi. L'immancabile hit revival. Ha un delicato sapore fiabesco questo disco dal contenuto altamente erotico: il castello non è quello della Bella addormentata nel bosco, ma la cosa che secondo Mimmo Amerelli (e non solo) conta di più nella vita...

Cassa a martello, ritornello cadenzato. Voto 7

mercoledì 6 febbraio 2008

Euro 2008, amichevole Italia-Portogallo 3-1 Toni, Cannavaro, Quaresma, Quagliarella

L'Italia è già in versione Europei
Sembra tutto così bello. Sembra tutto così perfetto. Con Pirlo che torna ai fasti tedeschi. Con Toni che torna a portarsi la mano all'orecchio. Con Quagliarella che torna l'eroe lituano. Con l'Italia tutta che torna davvero grande anche senza Buffon. Cristiano Ronaldo stasera è poca cosa. E il messaggio è chiaro: gli azzurri pensano già da Europeo, gli azzurri ci sono. Se mai non ci fossero stati durante una tentennante prima parte di qualificazione. Ora sembra tutto così bello, tutto così perfetto. Solo il contratto di Donadoni è sospeso nell'aria. E Abete ci soffia sopra. Tutto bello, sì. Ma non tutto è perfetto.


domenica 3 febbraio 2008

21^ di campionato: Fiorentina-Milan 0-1 Pato

Pato e Kalac rilanciano il Milan
E’ difficile stabilire se sia stato più determinante il quarto centro di Pato da quando è finita la penitenza burocratica o la prima parata miracolosa di Kalac da quando di mestiere fa il portiere. All’ultimo secondo dei cinque minuti di recupero la capocciata di Gamberini trova le manone del simpatico australiano che sdraia i suoi 202 centimetri sulla linea di porta come una bella sirena che seduce il pallone destinato a baciare la rete. L’eroe per una notte (o chissà per quante altre ancora) Zeliko allontana lo spettro di Frey, dichiarato sogno estivo, e quello di Dida, incubo ormai senza stagione. A Firenze Milan batte Fiorentina 1-0. Gol di Pato. Anzi. Parata di Kalac.

sabato 2 febbraio 2008

Adebayor, Titì ti voglio bene

Certo, se se li fosse beccati lui sarebbe ancora più felice. Ma quei dieci milioni di euro di ingaggio annuale che Thierry Henry percepisce al Barcellona non gli fanno mica invidia. Emmanuel Adebayor si accontenta del suo umile stipendietto, si fa per dire, di un milione e mezzo di euro e non dimentica di santificare ogni giorno l’oro che cosparge il francese: se il presidente blaugrana Laporta non gli avesse offerto questo contratto da Chi vuol esser supermilionario, Henry non avrebbe detto ciao e grazie tante all’Arsenal, dove già guadagnava la bellezza di 5 milioni. Alla faccia. Quella invece di Sheyi Emmanuel Adebayor è più raggiante che mai: da quando Titì se ne è andato, il togolese classe ’84 ha iniziato a giocare con continuità ed è esploso tutto il suo arsenale di attaccante-cecchino. I Gunners lo reclutano nel 2006 dal Monaco (dopo un passato al Metz) e racimola sì o no 40 presenze, buttandola dentro 12 volte. Dura la vita da comprimario, con Henry a fare molto di più del proprio dovere là davanti. Poi un bel giorno il francese va in Spagna, un altro giorno (un po’ meno bello) Van Persie va in infermeria, ed ecco che Wenger mette Adebayor titolare fisso. Risultato: nella stagione in corso 18 gol. Due dei quali realizzati da vero opportunista contro il Manchester City di Eriksson, strapazzato 3-1 in casa nell’anticipo della 25^ giornata di Premier League. Manu, detto il nuovo Kanu per somiglianza nel look (si spera non quanto a salute), è il leader della Nazionale togolese (con cui ha staccato il primo storico biglietto per un Mondiale, quello di Germania 2006) ed è stato eletto giocatore africano dell’anno davanti a Drogba. Il Milan, prossimo avversario agli ottavi di Champions, si guardi bene da Adebayor, degna riserva di Henry. L’unica riserva che non invidia il portafoglio del titolare.

(articolo pubblicato su www.lab.iulm.it)

venerdì 1 febbraio 2008

Dance commerciale, nostalgia da 90 - track 4

RESTLESS (NEJA)
Febbraio 1998. Lei è di Torino, città di grandi eroi della dance, da Gigi D'Agostino agli Eiffel 65. Va pazza per il jazz, il gospel, la musica celtica. Ma sfonda nella dance. A spianarle la pista nelle discoteche italiane e subito dopo in quelle dell'intera Europa è Restless. Uno dei brani più rappresentativi della commerciale, da annoverare tra le fila degli ever green. "I know, you know, that is true": che tormentone! Lei è Agnese Cacciola. Neja. L'unica capace di insidiare l'eterna Alexia.


La parte mix è incalzante grazie al campionamento del ritornello. Orecchiabile e canticchiante. Voto 9