
Se non la vivi, non ci credi
Nel suo nuovo libro, Fabrizio Gatti (L’Espresso) racconta il viaggio vissuto in prima persona dall’Africa a Lampedusa per denunciare la tratta di immigrati
Per dieci minuti poco più erano lì con lui. Fuori dalle mura del castigo e immerse nel deserto del Sahara. Alla scoperta di un mondo maledettamente infinito forse ancora più insidioso del mondo inesorabilmente sbarrato in cui risiedono loro, i detenuti del carcere milanese di San Vittore, terzo raggio e sezione femminile. Chi da tanti anni, chi da qualche settimana. Ma non c’è differenza. Ora la vita è questa. Al di qua di un cancello chiuso, senza chiave. In attesa che i ricordi della vita oltre quel cancello si facciano più intensi. Perché si vive anche di ricordi. Figuriamoci in carcere. E nelle immagini dell’esclusivo dvd che Fabrizio Gatti ha preparato in occasione della Giornata delle Memorie (il 28 gennaio scorso), alcuni o chissà parecchi dei reclusi avranno rivisto i lati crudeli della propria esistenza, cinicamente incastonata fra la clandestinità e lo sfruttamento. Una decina di minuti, solo una decina. Quel che basta per portarli tutti con sé laggiù, dove la persona (persona? che parola è? cosa vuol dire?) è merce di scambio, nemmeno pregiata...
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