giovedì 28 febbraio 2008

Di storie e storielle ce ne raccontano ogni giorno. Ora vogliamo sentire una storia vera

Bilal, una vita da schiavo.
Se non la vivi, non ci credi

Nel suo nuovo libro, Fabrizio Gatti (L’Espresso) racconta il viaggio vissuto in prima persona dall’Africa a Lampedusa per denunciare la tratta di immigrati

Per dieci minuti poco più erano lì con lui. Fuori dalle mura del castigo e immerse nel deserto del Sahara. Alla scoperta di un mondo maledettamente infinito forse ancora più insidioso del mondo inesorabilmente sbarrato in cui risiedono loro, i detenuti del carcere milanese di San Vittore, terzo raggio e sezione femminile. Chi da tanti anni, chi da qualche settimana. Ma non c’è differenza. Ora la vita è questa. Al di qua di un cancello chiuso, senza chiave. In attesa che i ricordi della vita oltre quel cancello si facciano più intensi. Perché si vive anche di ricordi. Figuriamoci in carcere. E nelle immagini dell’esclusivo dvd che Fabrizio Gatti ha preparato in occasione della Giornata delle Memorie (il 28 gennaio scorso), alcuni o chissà parecchi dei reclusi avranno rivisto i lati crudeli della propria esistenza, cinicamente incastonata fra la clandestinità e lo sfruttamento. Una decina di minuti, solo una decina. Quel che basta per portarli tutti con sé laggiù, dove la persona (persona? che parola è? cosa vuol dire?) è merce di scambio, nemmeno pregiata...

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