venerdì 30 luglio 1982

Il negativo del calcio italiano

Intervista a Oliviero Toscani: ecco perché gli inglesi tirano più di noi
Il nostro calcio è troppo burino
“Il nostro sistema è diventato grossolano e antipatico, come la politica. E negli stadi abbiamo tifosi che sembrano animali feroci chiusi in gabbia”

Se lo dice lui, che di vino non solo se ne intende, ma ne produce a litri nella sua villa in Toscana, bisogna fidarsi. Altro che assomigliare al Sassicaia che invecchiando migliora: il pallone italiano è sgonfio, va a rotoli e sa di tappo. "Il nostro sistema calcio è gestito da gente anziana di testa, tremendamente conservatrice". Oliviero Toscani, fotografo senza veli, ammette di non essere un calciofilo. Molto meglio i cavalli (alleva ottanta quarter, mica asinelli). A proposito, tra un pomeriggio allo stadio e uno in sella? "La domenica faccio una cavalcata di minimo sei ore". Come dire, nel giorno del Signore la serie A va a farsi benedire. Però il sabato c’è la Premier "e non me la perdo: quello sì che è vero calcio".
Il pallone inglese sale, il pallone italiano scende. Questione d’immagine?
Vede, il nostro calcio che è diventato fastidioso e maleducato: somiglia alla politica. Gli inglesi sono meno invadenti.
Però neppure i tabloid si tirano indietro.
In Inghilterra c’è molto gossip, è vero. Ma da noi è peggio perché sono i grandi giornali, come Corriere e Repubblica, a rompere le scatole a chiunque. La Gazzetta è molto più seria.
Perché i club inglesi tirano di più?
L’estinzione degli hooligans è stato determinante per il rilancio di un calcio civile. La differenza è che loro risolvono i problemi, noi li rimandiamo.
E il nostro merchandising come va?
Malissimo. Fa schifo, è sciatto, trasandato. Tutto viene banalmente gettato sul mercato. La qualità, dalla magliettina agli scarpini, è bassissima. Eppure società come Inter e Milan potrebbero fare merchandising a livello di Armani o di D&G.
Molti calciatori fanno da testimonial a queste grandi firme.
Ma il trend esibito è sempre così dozzinale e burino.
C’è chi vorrebbe desponsorizzare il logo Lega calcio per utilizzarlo a fini commerciali: a livello di marketing, il nuovo simbolo potrebbe competere con il marchio Premier League o, addirittura, Nba?
Potrebbe diventare potente come l’Nba perché il calcio ha un’estensione mediatica più vasta del basket, ma non c’è ancora apertura mentale da parte dei vertici.
Diritti tv. Oligarchia delle grandi?
Macchè oligarchia, è la giusta legge del mercato tv.
Berlusconi dice: le big investono molto e meritano di disputare un torneo tutto loro.
Ha ragione, ci vuole questa benedetta Superlega.
Sì, ma vada a dirlo alle piccole.
Non siamo ipocriti, il tifoso vuole vedere giocare i campioni, mica i brocchi. L’ideale sarebbe che ogni grande club disponesse di una squadra per ogni Paese: una che giocherà in Italia, una in Europa e un’altra in Sudamerica.
Mi scusi, roba da fantacalcio.
Invece le svelo che è un’idea partorita insieme a Moratti: si potrebbe fare.
Scatti due fotografie, una che riassuma il calcio italiano, l’altra il calcio inglese.
Foto Italia: noi attaccati a una rete come animali in gabbia. Foto Inghilterra: tutti seduti ad applaudire l’avversario.
Quale giocatore sceglie per rappresentare, invece, il meglio del nostro calcio?
Totti no perché è un burino. Del Piero nemmeno perché è un nonno. Prendo Marco Borriello. Uscito da una storia di doping, è diventato il bello del campionato, in tutti i sensi. E’ la metafora della rinascita, spero, del calcio italiano.
Il calciatore-immagine della Premier.
Fabregas dell’Arsenal. Supererà Cristiano Ronaldo e persino Beckham.
Tornando agli affari nostri, come risalire la china?
Si parla tanto di quel dirigente Telecom che ha detto la castroneria su Napoleone, ma noi siamo pieni di manager che producono Waterloo ogni giorno. Finché ci sono questi incompetenti, non si va avanti.



(pubblicato su Lab Iulm Dossier - giugno 08)

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